London Calling. Ma non solo alle urne. Nel giorno in cui i cittadini della capitale sono chiamati a votare per il nuovo governo inglese, compie 40 anni l’album più conosciuto dei Clash, storico gruppo inglese punk-rock. Un lavoro che consacrò la band del frontman Joe Strummer, voce e chitarra ritmica, del chitarrista Mick Jones, del batterista Topper Headon e del bassista Paul Simonon. C’era proprio quest’ultimo sulla copertina del doppio disco di successo, fotografato mentre spaccava il proprio basso in un concerto dello stesso anno, il 1979, a New York. Ad accompagnarlo, la scritta del titolo con un font e gli insoliti colori verde-rosa scelti sul modello del primo album assoluto di Elvis Presley.

La copertina di London Calling a confronto con quella del disco di Elvis

L’album – London Calling, che è anche il nome della prima traccia contenuta all’interno del disco, è un doppio album registrato dai Clash in tre mesi di lavorazione dall’agosto all’ottobre del 1979, per poi essere pubblicato il 14 dicembre dalla Columbia, la casa discografica che li mise sotto contratto poco dopo il loro debutto assoluto avvenuto nel 1976. Fu il terzo lavoro dopo l’omonimo The Clash del 1977 e Give ‘Em Enourh Rope, uscito l’anno successivo. I 19 pezzi composti furono da subito apprezzati per la loro grande varietà e la sapiente capacità mostrata dai Clash di mescolare il loro punk rock ad altri generi molto diversi come il reggae, il jazz, lo ska e il rockabilly. Brand New Cadillac, cover di un pezzo rockabilly degli anni Cinquanta di Vince Taylor, e Rudie Can’t Fail sono gli esempi più nitidi di questa sperimentazione musicale, che si abbinava alla perfezione con lo spirito di ribellione sempre incarnato dal genere punk ed evidente in brani come Clampdown e  The Guns of Brixton, incentrata sul vecchio e povero quartiere londinese nel quale era cresciuto il bassista Simonon. Il disco permise ai Clash di estendere la loro fama anche al di fuori dei confini britannici ed europei, ampliandola anche negli Stati Uniti. Ma il successo della raccolta non si è spento con il passare degli anni, restando un elemento di nicchia di una singola generazione. Nel 2003 Rolling Stone, la più nota rivista musicale del mondo, inserì London Calling all’ottavo posto nella classifica dei migliori 500 album della storia, il migliore degli anni Ottanta. Non male per un lavoro che, ad essere fiscali, non potrebbe nemmeno essere considerato degli anni Ottanta per pochi giorni. Ma le oltre due milioni di copie vendute, con il quale fu certificato disco di platino nel Regno Unito, lo hanno reso un manifesto di quel decennio.

Il gruppo – Come spesso succede, i The Clash, i cui membri erano tutti nati e cresciuti a Londra, raggiunsero l’apice della loro fama e cavalcarono per pochi anni ancora la cresta dell’onda, prima di intraprendere una parabola discendente che portò allo scioglimento del gruppo nel 1985. Registrarono altri due grandi album di successo, Sandinista e Combat Rock, per poi iniziare ad essere divisi da faide interne. Prima venne cacciato il batterista Topper Headon per la sua dipendenza da eroina, che rendeva quasi impossibile ormai lo svolgimento dei concerti, mentre poi ci fu addirittura l’allontanamento di Mick Jones da parte degli altri componenti per divergenze artistiche. Il preambolo della spaccatura definitiva. Negli anni successivi non riuscirono mai a riorganizzare reunion, nemmeno nel 2003, quando vennero inseriti nella Hall of Fame del Rock’n Roll. Il mese prima un infarto aveva infatti stroncato Joe Strummer.

Joe Strummer con la maglietta celebrativa delle “Brigade Rosse”

Il contesto – I The Clash furono uno dei tanti gruppi punk nati in quegli anni per incarnare lo spirito di protesta di un’Inghilterra vittima dell’austerità economica dovuta alla crisi petrolifera del 1973. Di lì a poco sarebbe iniziata l’era di Margaret Thatcher, spartiacque della storia politica inglese. La loro connotazione politica e loro critica feroce alla monarchia e alla borghesia dell’epoca sono riassumibili anche in un particolare episodio “italiano”. Il 30 aprile 1978, al concerto Rock Against Racism, organizzato dalla Anti-Nazi League, a cui parteciparono oltre 80 000 persone, Joe Strummer indossò una t-shirt inedita con scritto “Brigade rosse”, il celebre gruppo terroristico di estrema sinistra. Un gesto simbolico per offrire sostegno e accendere i riflettori sulla loro esistenza a sulla loro opera. Ma il merito più grande di Strummer e soci rimane senz’altro quello di aver incanalato queste grida di protesta all’interno di una ricercatezza musicale che non ha esitato a distaccarsi dai motivi ridondanti del loro punk d’appartenenza.