Copertina del Album Amarsi un po’/Sì, viaggiare (fonte: Wikimedia Commons)

«Aveva gli occhi tristi/in macchina Battisti», canta il duo milanese Coma_cose nel brano intitolato, non a caso, Anima Lattina. E i fan a squarciagola fanno il coro, perché i viaggi in auto ascoltando Con il nastro rosa sono parte di un’esperienza condivisa che attraversa le generazioni. Il 5 marzo Lucio Battisti avrebbe compiuto 80 anni e chi non era ancora nato quando si è ritirato dalla scena pubblica ne porta avanti la memoria. Battisti ha partecipato solo una volta a Sanremo come cantante, ma basta pensare alla musica leggera, anzi leggerissima, di Colapesce e Dimartino per rintracciare un’impronta che non sbiadisce.

Il suo canto libero – Nato nel marzo del 1943 a Poggio Bustone, vicino a Roma, sotto il segno dei Pesci come un altro Lucio (Dalla) destinato a segnare la musica italiana, Battisti scoprì il suo talento da giovanissimo. La prima chitarra regalata dai genitori diventata subito un’ossessione, e il ricatto del padre di mandarlo a fare il militare se non finiva gli studi: il ragazzo riuscì a diplomarsi e a tornare a concentrarsi sulla sua passione. «Dai diciotto ai ventidue anni suonavo dalle 9 di mattina alle 4 di notte», raccontò in seguito.

L’incontro con Mogol – È nel giorno di San Valentino del 1965 che Battisti incontrò Christine Leroux, produttrice francese. Non una vera e propria storia d’amore, però, quanto l’inizio di una delle collaborazioni più proficue della storia musicale. Leroux gli presentò infatti l’autore di testi Giulio Rapetti. Mogol. Il colpo di fulmine non era arrivato. «Lui mi fece sentire due canzoni. “Non mi sembrano un granché”, dissi», ha raccontato Mogol al Corriere. Ma decise di provarci lo stesso, magari solo per un paio di canzoni. L’anno successivo composero insieme 29 settembre, interpretata dal gruppo modenese Equipe ’84: lì Mogol capì che lo sguardo di Lucio era proiettato al futuro. Nel 1969 Battisti partecipò a Sanremo per la prima volta come cantante – sarà anche l’ultima – con il brano Un’avventura.

Lucio Battisti e Mina nello spettacolo Teatro 10 al RAI teatro, ultima apparizione di Battisti sulla tv italiana 1972, fonte: picryl)

La (non) politica – All’aumentare delle ospitate in tv, e delle interviste, Battisti cominciò a stancarsi dell’attenzione dei media: voleva pensare solo alla sua musica. Nel frattempo, si sparse la voce che lo vedeva simpatizzante con l’estrema destra. Nelle sue canzoni non c’era spazio per la politica, cantava di amore e sentimenti. Era l’esponente del momento della musica leggera, ma il distacco dall’attualità veniva visto con sospetto. Mogol in seguito ha negato ogni militanza, sua e di Battisti, nel Movimento Sociale Italiano, anzi: «I dischi di Lucio vennero trovati nel covo delle Br», ha ricordato, riferendosi allo sgombero dell’appartamento dei brigatisti in via Monte Nevoso a Milano nel 1978. Ma Battisti in tv non ci voleva più andare. Nei primi anni ‘80 la sua ultima apparizione; il distacco da Mogol, per questioni di diritti d’autore, e la collaborazione prima con la moglie Grazia Letizia Veronese, poi con Pasquale Panella. Morì nel 1998, a Milano.

Gli indimenticabili – Nella sua carriera ci sono le note che riempiono ancora adesso gli abitacoli delle macchine. Acqua azzurra, acqua chiara, vincitore del Festivalbar ’69, è il tormentone di quell’estate, ma anche dei campi scout dei bambini di oggi. Gli anni ’70 sono tutti suoi: passa dalla casa discografica Ricordi alla Numero Uno, fondata tra gli altri proprio da Mogol. Tra i primi singoli pubblicati con la nuova casa, gettando nella disperazione la Ricordi, c’è La canzone del sole, destinata a diventare il pezzo dei bivacchi per eccellenza. Il mio canto libero inneggia al ricominciare la vita dopo un divorzio: nel 1972 era ancora piuttosto recente, ma «In un mondo che/non ci vuole più» continua a essere un incipit coinvolgente, e a trovare nuove interpretazioni. A Sanremo è stata rifatta in due edizioni diverse sia da Francesca Michielin che dai Coma_cose. Il suo nono album, Anima Latina, è oggi considerato tra i migliori di sempre.

L’eredità – Il 29 settembre 2019, una data non casuale, parte della sua discografia è arrivata su Spotify. La famiglia si era opposta alla digitalizzazione delle sue canzoni: i brani sono usciti sulla piattaforma di streaming in seguito a una battaglia legale. Su internet era partita una petizione: i giovani chiedevano di ascoltare Battisti su Spotify e hanno festeggiato la vittoria bombardando la rete con le sue canzoni. La sua eredità ora è presa in consegna dai musicisti contemporanei. Già i Baustelle con Piangi Roma cantavano «Mi manchi tu, la libertà/tanti LP, Battisti e Mina». Beatrice Quinta, la seconda classificata nell’ultima edizione di X Factor, ha emozionato i giudici con una reinterpretazione tutta sua di Fiori di rosa, fiori di pesco. E sul palco di Sanremo per due volte Colapesce e Dimartino, che si trovano proprio sotto la rinata etichetta Numero Uno, hanno omaggiato Battisti. Nel 2021 con Musica leggerissima, la rivendicazione di quel genere che l’artista ha fatto suo; e anche l’ispirazione dietro la Splash di quest’anno risente fortemente dell’influenza battistiana. Il loro «rumore delle metro affollate», e il suo «i seduti di fronte sono semplicemente gli avanzati dal viaggio precedente» (dal brano La metro eccetera).