L’Ucraina non è solo bombe, guerra, grigio. L’Ucraina è anche arte, colore, avanguardia. E proprio all’arte ucraina è stato dedicato un incontro il 26 novembre al Centro Internazionale Brera di Milano, all’interno della mostra “Colori Spenti”. .

«È importante parlare di arte ucraina. Io lo faccio come missione. Durante le mie visite nel paese, ho visto che c’è molto altro oltre all’orrore della guerra. Svincolare la narrazione da questo stereotipo è fondamentale». Traspare solo grande ammirazione per la popolazione del Paese in conflitto con la Russia dalle parole dello scrittore e critico d’arte Gianluigi Ricuperati. Ascoltando i relatori, emerge un’Ucraina diversa, splendente, dove i colori sono i veri protagonisti. Questo si può capire già all’ingresso, quando una parete completamente ricoperta da immagini naif della pittrice ucraina Polina Raiko ti fa entrare in un mondo multicolore. Per Kateryna Filiuk, curatrice e ricercatrice, nata ad Odessa e ora accademica a Palermo «le assolate coste del Mar Nero e gli infiniti campi di grano sono la descrizione di un mondo abbondante e fertile». Quello che sottolinea è una verità nascosta al pubblico occidentale, che la mostra “Colori Spenti” (dal titolo provocatorio) descrive in ogni angolo. Splendenti sono i pannelli luminosi che riprendono le opere dell’artista ucraina Liubov Panchenko, realizzate con il tessuto di scarto di un’industria tessile. Panchenko è stata censurata fino al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, lo è involontariamente anche ora, poiché le sue opere sono nascoste in un bunker a Kiev per non essere danneggiate dai bombardamenti. Filiuk ci mostra un’arte ucraina che emerge autonoma: «Solo ora possiamo esprimerci liberamente», lontano il passato sovietico dove tutto ruotava intorno a Mosca. Un esempio sono le foto di Evgenij Chaldej, fotogiornalista ebreo-ucraino nato nel Donbass. Chaldej fu uno dei primi a arrivare a Berlino durante la liberazione sovietica nel 1945, realizzò l’iconica fotografia della prima bandiera con falce e martello sventolante su Berlino. Allo stesso modo, fu perseguitato per le immagini scattate nel ghetto ebraico di Budapest. Per l’Urss, l’arte era valida solo se finalizzata alla propaganda.

Tutto sta cambiando: c’è una nuova generazione che scalpita. I movimenti artistici, dal 1991, sono usciti in superficie mostrando al mondo il loro valore. Per il critico Gianluigi Ricuperati, «in Ucraina è sorto un movimento di grande avanguardia. L’artista Zhanna Kadyrova (esposta alla mostra milanese) è una delle giovani più promettenti del panorama. Tutte le maggiori collezioni mondiali possiedono una sua opera». Kadyrova è diventata famosa per il suo pane realizzato con pietre, venduto al chilo per sostenere i volontari di Kyiv nei primi giorni del conflitto. Un altro fuoriclasse del panorama attuale è Nikita Kadan, che non nega il passato, ma lo rappresenta in un modo nuovo. Il giovanissimo artista di Kiev realizza opere che ripropongono il brutalismo sovietico sotto una nuova luce.

Quello che ci resta è «la miglior rappresentazione dell’Occidente, frutto di una grande voglia di esprimersi, stimolata dalle costrizioni della guerra. Un profondo eroismo nel voler conservare l’arte e la libertà», conclude Gianluigi Ricuperati alla fine della conferenza.