Quante volte lo abbiamo visto a passeggio tra i simboli più universali dell’arte o, banalmente, iscritto nel tondo della moneta da 1 euro? L’uomo vitruviano, il celeberrimo disegno realizzato dal genio di Leonardo da Vinci intorno al 1490, lo conosciamo tutti. O almeno così pensavamo.

“Gli uomini vitruviani” – A mettere in discussione il nostro sguardo è lo storico dell’arte e già direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari Roberto Concas. Che a consolazione della nostra miopia vede doppio: secondo lo studioso, infatti, si dovrebbe parlare più correttamente di “uomini vitruviani”: l’occhio destro apparterebbe ad una figura più matura, mentre quello sinistro ad una più giovane, compresenti nel disegno di Leonardo. Un’evidenza che sarebbe stata confermata facendo ricorso al riflesso dello specchio. Ma la scoperta, in questo giallo degno di Dan Brown, è la prima di una serie.

L’algoritmo perfetto – Sempre stando a quanto dichiara lo studioso, come riportato dall’Ansa che per prima ha dato la notizia, «l’Uomo Vitruviano di Leonardo è l’immagine dell’algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal IV al XVIII secolo per “certificare” le proprie opere come ispirate dalla Divina Proporzione. Dal quarto secolo, quando la religione cristiana diventa religione di stato, fino al diciottesimo – spiega Concas – l’algoritmo serviva a diffondere e difendere le corporazioni. Per essere riconoscibili e certificarsi. Non bastava disegnare una Madonna, andava fatto secondo le regole segrete». Lo studioso, infine, sottolinea come il cerchio in cui vediamo iscritto il corpo umano sia dato dalla somma di quattro spirali, idea che gli sarebbe stata suggerita dall’osservazione della figlia, di professione psicoterapeuta.

Le iniziative – In che modo il lavoro dello studioso approfondisca la relazione dell’opera leonardesca con la sezione aurea – la “proporzione divina” che nel Rinascimento venne eletta a simbolo di perfezione architettonica – è una valutazione che ora passerà al vaglio degli studiosi. Intanto il lavoro di Concas sarà oggetto di due volumi editi da Giunti, il primo a gennaio, e di una mostra organizzata dal Polo Museale Statale della Sardegna in programma per maggio 2020. Qui verrà esposto il risultato di 30 anni di ricerche iniziate a partire dalle pale d’altare sardo-catalane custodite nella pinacoteca di Cagliari.