Tutto inizia nel 1961 con l’uscita del primo albo dei Fantastici Quattro, la prima famiglia dei fumetti. L’autore della storia è un ragazzo, Stanley Martin Lieber, in arte “Stan Lee”. Il giovane aveva iniziato a lavorare alla “Casa delle Idee” come correttore di bozze. Conosciuto dai Marvel fan come “il Sorridente”, il giovane Stan probabilmente non aveva idea di stare per diventare il demiurgo dell’Universo Marvel. Le tavole di quel volume storico sono opera di Jack Kirby, un autore fondamentale per l’affermazione e l’evoluzione del fumetto, tanto da essere appellato come “The King”.

Nel corso degli anni la Marvel crea sempre più personaggi e i giovani lettori si affezionano. Il segreto della ricetta? Creare degli eroi fragili, complessati, dubbiosi. In una parola: umani. Al contrario del rivale editoriale, la Dc Comics – scherzosamente ribattezzata nella posta degli albi Marvel come la “Distinta Concorrenza – i suoi personaggi sono prima di tutto degli esseri umani e poi delle maschere. Il senso di colpa, il peso delle responsabilità, i vestiti da dover ricucire dopo i combattimenti, le questioni sentimentali: questi sono i problemi di Peter Parker, alias l’Uomo Ragno. La paura del diverso, il razzismo: queste le tematiche affrontate dagli X-Men, gli studenti del professor Xavier. Impossibile non empatizzare con personaggi del genere. I ragazzini americani erano stati abituati fino a quel momento a eroi duri e puri, senza macchia e senza paura, come Superman, Batman e Wonder Woman, la triade della Dc Comics.

Negli ultimi anni, la sfida tra questi due colossi del fumetto mainstream si è spostata dalle pagine dei fumetti al grande e piccolo schermo. Difficile stabilire la data di inizio di questo business. Certo è che, fin dagli anni Settanta, Lee aveva fiutato le potenzialità dei suoi personaggi e aveva lasciato il suo ruolo di sceneggiatore per dedicarsi esclusivamente alla promozione della Casa delle Idee, andando in giro per i college americani a fare conferenze, firmare autografi, rilasciare interviste e convincere Hollywood a realizzare film sui suoi personaggi. I tentativi ci sono stati, ma a rivederli oggi appaiono quasi ridicoli.

Per avere una pellicola degna di questo nome bisogna aspettare la fine degli anni Ottanta. In quegli anni la popolarità dell’Uomo Pipistrello stava subendo un calo fisiologico di popolarità. Del resto, “Detective Comics 27” – questo il nome dell’albo in cui apparve Batman e da cui la Dc Comics prese il nome – uscì nel lontano 1940. Negli anni Sessanta Bats, interpretato da Adam West, era stato protagonista di una serie televisiva di grande successo, ma che snaturava il personaggio e i suoi comprimari. Nel 1989 esce “Batman” del regista Tim Burton, che ne dirigerà anche il seguito “Batman – Il Ritorno” nel 1992. Il successo è tale che Hollywood spreme il brand con altri due seguiti.

Sono tanti gli attori che hanno indossato il mantello del Cavaliere Oscuro. L’ultimo in ordine di tempo è stato Ben Affleck in “Batman v Superman: Dawn of Justice”, film che vorrebbe porre le basi – assieme al precedente  “L’uomo d’acciaio” – per il DC Extended Universe. Un progetto ambizioso con cui la Dc aspira a recuperare il terreno perso sulla Marvel. Gli incassi però parlano chiaro. Al botteghino la Dc non riesce a incassare quanto la sua concorrente. Forse perché i personaggi sono avulsi dalla realtà. Superman è un alieno invincibile, quasi un dio; Batman è un miliardario sociopatico. Inoltre i due personaggi vivono in due città immaginarie: Metropolis e Gotham City. Le atmosfere dei film sono cupe, lontane anni luce da quelle solari della Casa delle Idee.

Per la Marvel il progetto serio di un universo cinematografico si ha quando i Marvel Studios nel 2008 fanno uscire nei cinema “Iron Man” e “The Incredible Hulk”. Faranno seguito “Iron Man 2”, “Thor”, “Captain America: The First Avenger”. Vengono poste le basi per il Marvel Cinematic Universe con la cosiddetta “Fase Uno” che culmina nel 2012 con “The Avengers”. In questo film tutti gli eroi dei film precedenti si uniscono per far fronte a una minaccia comune. Il successo è tale che si colloca al quinto posto nella top ten dei maggiori incassi della storia del cinema. Grazie agli incassi del team up tra Capitan America e soci, la Marvel pensa di espandere la continuity anche al piccolo schermo con “Agents of S.H.I.E.L.D” per il canale ABC e “Daredevil” e “Jessica Jones”.

Il successo dell’Universo Marvel al cinema è inaspettato anche perché mancano all’appello personaggi iconici come l’Uomo Ragno e gli X-Men (hanno anche loro protagonisti di film ma che non fanno parte di questo universo). La Marvel ha sparso i diritti delle sue creature a diverse case di distribuzione fin dagli anni Settanta. Ma Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, è riuscito nell’impresa. L’MCU si è trasformato in una spaventosa macchina per far soldi in men che non si dica. Il segreto di questo successo? Joss Whedon – regista di The Avengers – non ha dubbi: l’ironia. Anche nelle battaglie più dure i supereroi della Casa delle Idee cercano di riderci sopra, strizzando l’occhio allo spettatore.

Al cinema il successo del genere supereroistico sembra essere destinato a durare ancora a lungo. La pianificazione dei film dura fino al 2020, come mostra l’infografica qui sotto. Certo è che al momento la sfida sembra vincerla i Marvel Studios. Una sfida a suon di vendite, prima in ambito editoriale e poi in fatto di biglietti staccati al cinema. Scontro che, sinora, la Marvel ha sempre vinto riuscendo a costruire con pazienza e intelligenza un vero e proprio universo cinematografico a sé stante, dove tra film, serial televisivi e web intercorre una miracolosa sinergia, simile a quella dei fumetti, in cui ogni elemento, ogni personaggio concorre a formare un insieme molto più ricco e vasto. Una nuova maniera di fare cinema, forse.

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Flavio Bianco
Andrea Cominetti
Nicola Grolla