“Qui nacque nel 1939 Giorgio Gaber. Inventore del Teatro-Canzone.
La sua opera accompagna vecchie e nuove generazioni sulla strada della libertà di pensiero e dell’onestà intellettuale”

Sarà questa l’epigrafe di una targa celebrativa posta sui muri della casa natale di Giorgio Gaber a Milano, in via Londonio 28, vicino al Parco Sempione. E’ il modo con cui la città vuole ricordare uno dei suoi cantori in occasione dall’ottantesimo anniversario della nascita dell’artista. La cerimonia, a cui parteciperanno la moglie Ombretta Colli e la figlia Dalia, è fissata per venerdì 25 gennaio. «Quella era la casa dei miei nonni, ho passato molti anni lì durante i weekend da piccola. Sarò lì con mia mamma – dice Dalia al telefono con La Sestina – e sono molto emozionata di poter rientrare a casa loro dopo tantissimi anni». A 16 anni dalla scomparsa, avvenuta il primo gennaio 2003, la città continua a tenere viva la memoria del cantautore: ad aprile, in programma al Piccolo Teatro Strehler, la rassegna Milano per Gaber.

Il Signor G. – Giorgio Gaberscik nasce a Milano nel 1939, con un cognome di origine slovena e la passione per il jazz. Figlio di una generazione di artisti che ha dato la luce al cantautorato nostrano, Gaber è considerato ancora oggi uno dei maggiori parolieri della musica italiana. Più di 30 anni di successi che spaziano dal teatro alla musica, passando per la radio e la televisione. Fu proprio il Signor G. (soprannome che deriva dal nome di un suo album del 1970), insieme all’amico e collega di sempre Sandro Luporini, l’inventore del “teatro-canzone”, genere che puntava a creare una rappresentazione nuova, carica di tensione emotiva, grazie alla fusione di musica, parole e presenza scenica,

Ideologie e diffidenze – Con una produzione musicale vastissima, sarà ricordato come una delle figure più brillanti del panorama musicale italiano, grazie alla sua penna capace di una critica intelligente e precisa. «Si è sempre proclamato di sinistra, e non della sinistra. C’è molta differenza – dice la figlia Dalia al telefono – era un uomo che guardava alle ideologie, diffidente nei confronti dei partiti politici». Questo suo modo di intendere il mondo, il rifiuto della staticità e delle dicotomie, sono stati per molti anni i temi principali dei suoi testi. Tra i più famosi ricordiamo  Destra-Sinistra, La libertà, e Io non mi sento italiano, pubblicata dopo la sua morte, alla fine di una lunga lotta contro il cancro.