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Morvillo“Ero in Mali e ho conosciuto una donna di nome Fatima, che era rimasta senza marito e con quattro bambini da accudire. Viveva in un tugurio che rischiava di crollare: le ho consegnato una tenda e piangeva dalla gioia. Ma questo non è andato in onda: l’intento di Mission era raccogliere fondi per le popolazioni in difficoltà, non fare del dramma uno show”. Candida Morvillo risponde così a chi criticava il programma di Rai1, con vip ripresi a diretto contatto con i rifugiati dei campi profughi africani. La trasmissione, realizzata in collaborazione con l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è stato al centro di tante polemiche prima della sua messa in onda: è giusto creare un reality facendo leva sui drammi della gente?

Polemiche che si sono attenuate dopo la visione del programma. La Morvillo, tra le protagoniste della trasmissione, ne è consapevole: “Sono rimasta positivamente stupita quando su Twitter o su alcuni siti web ho visto gente rammaricarsi per aver criticato preventivamente il programma. Molti si sono ricreduti, perché hanno capito il senso del programma: mostrare il dolore in prima serata perché gli italiani potessero contribuire concretamente per aiutare questa gente. Penso che il programma abbia un valore per il servizio pubblico”.

Peccato che gli ascolti siano stati piuttosto scarsi: poco più di 2 milioni di spettatori, per un 8% di share. “Il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, aveva detto di voler puntare ai 2 milioni – le parole della Morvillo -, quindi penso che in Rai siano abbastanza contenti. Ma io, da italiana, sono molto dispiaciuta, perché la gente ha preferito guardare altro. Comunque, sono felice per tutti quegli spettatori che hanno deciso di guardare un programma difficile, duro. Nella nostra cultura, quando si guarda il dolore, la gente preferisce cambiare canale, per questo apprezzo chi ha voluto tenere gli occhi aperti e guardare Mission”.

Se il programma era orientato a far beneficenza, anche chi ha partecipato devolverà i propri compensi per aiutare i profughi africani? “Questo è un fatto privato”, sottolinea la Morvillo. “Tutti siamo stati toccati da quello che abbiamo visto: la prima cosa che ho pensato è tornare in quei posti a Natale per poter aiutare quella gente. Ma questo serve fino a un certo punto: noi, in qualità di giornalisti, siamo chiamati a sensibilizzare l’opinione pubblica”.

Francesco Paolo Giordano