schermata-2016-10-01-alle-12-22-03A un mese dalla polemica sul burkini che ha animato la Francia e l’Europa, centinaia di mani alla fashion week di New York hanno applaudito la prima sfilata femminile interamente velata. Nessuno prima della stilista indonesiana Anniesa Hasibuan aveva portato sulle passerelle internazionali una collezione dedicata alle donne musulmane: le sue modelle indossavano tuniche, morbidi pantaloni di seta e l’hijab, il velo che copre il collo e i capelli. Ha rischiato un fallimento, ha ottenuto una standing ovation. A dimostrazione che la rivoluzione del “modest fashion”, come viene chiamata la moda femminile islamica, sta conquistando anche il pubblico difficile – e per la quasi totalità occidentale – delle settimane della moda.

Le conferme arrivano dal mondo dell’editoria e della pubblicità. La rivista americana Playboy, famosa per le “conigliette” svestite in copertina, ha scelto la giornalista americana di origini libiche Noor Tagouri per il numero di settembre. La donna sorride, giacca di pelle nera e rossetto rosso fiammante, alle spalle la bandiera a stelle e strisce e in testa l’hijab. Tantissime le critiche ricevute dal giornale, accusato di sostenere una cultura che sottomette le donne o al contrario di offendere il pudore delle donne musulmane. Ma la vera vincitrice è Noor, che ha sfruttato la popolarità per portare avanti la sua battaglia a favore dell’haijab negli Stati Uniti.
Come lei, tante altre donne musulmane di cittadinanza statunitense o europea rivendicano la possibilità di indossare l’hijab, liberamente abbinato ad abiti femminili e originali. Una fetta di mercato valutata 500 miliardi di dollari nel 2015 (valore in costante crescita ) che non può più essere ignorata dagli stilisti. Dolce&Gabbana ha lanciato l’anno scorso una linea di sole tuniche e veli, Abaya, mentre le marche di abbigliamento low cost, come Zara e Mango, hanno iniziato a studiare delle “Ramadan collection” che coprano braccia e gambe in modo creativo. Una ragazza velata compare anche nell’ultimo spot di H&M, che celebra la bellezza femminile in tutte le sue manifestazioni contro ogni stereotipo.
Tra le clienti del modest fashion, secondo la Islamic Design House, non si trovano solo donne musulmane ma, più in generale, donne che abbracciano l’idea di una moda più coprente e pudica. E’ d’accordo la creatrice del burkini, l’australiana di origini libanese Aheda Zanetti, che dopo le polemiche in Francia ha visto un aumento delle vendite su scala globale del 200%. Chi ha criticato la sua idea di un costume da bagno femminile che copra tutto il corpo e la testa ha finito per renderla più forte. Come disse Oscar Wilde, “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.
Chiara Piotto