mondadoriLa nave di Teseo è salpata dal porto di Rcs-Mondadori. Tutto è partito da Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio e ormai ex direttrice editoriale della Bompiani, che fa parte del gruppo berlusconiano. La Sgarbi ha convinto grandi nomi della letteratura, Umberto Eco, Sandro Veronesi, Furio Colombo, per citarne alcuni, a lasciare il colosso di Segrate per fondare una propria casa editrice, “La nave di Teseo”.

Un progetto coraggioso, di questi tempi, che parte da un’incomprensione di fondo con Marina Berlusconi. “Marina non capisce”, dice la Sgarbi. Troppo imprenditoriale, troppo concentrata sulle vendite che crollano. E, soprattutto, agli scrittori scissionisti non è andata giù la fusione tra Mondadori e Rizzoli, ribattezzata “Mondazzoli”. Nel 2014 i marchi dei due gruppi si sono uniti, coprendo oltre il 35 per cento del mercato e il 25 del settore scuola. Un “monopolio” che, secondo gli scrittori scissionisti, ha appiattito l’editoria sfornando bestseller senza “coltivare gli autori né sostenere movimenti letterari”. L’obiettivo iniziale della Sgarbi non era fondare una nuova casa editrice. “Volevamo solo una Bompiani autonoma, una realtà più piccola, sia a livello editoriale che gestionale”. Ma Marina ha detto no.

“La nave di Teseo”, più che ad attrarre nuovi lettori, punta a quella parte di pubblico che non rinuncia alla lettura. Il capitale iniziale si aggira sui sei milioni, messi sul piatto dai finanziatori-scrittori: l’autore de “Il nome della rosa” in primis. Poi c’è Jean Claude Fasquelle, 85 anni, enigmatico personaggio dell’editoria francese. Infine l’unico esperto di finanza, il multimilionario Guido Maria Brera che, tra le altre cose, è presidente di un’associazione che crea modelli di redistribuzione della ricchezza, la Slow Finance. I servizi commerciali saranno gestiti da Gruppo Feltrinelli e Messaggerie. Titoli previsti entro l’anno, 51. Tra gli autori pronti a imbarcarsi Claudio Magris, Edoardo Nesi, Nuccio Ordine, Susanna Tamaro, Vittorio Sgarbi e Pietrangelo Buttafuoco. Tanto entusiasti quanto consapevoli del possibile fallimento.

Angelica D’Errico