«Lei ha una bella nuca – le disse Michelangelo Antonioni al primo provino per Il Grido (1957) – può fare del cinema». «Sempre di spalle?» rispose Monica Vitti, nascondendo l’imbarazzo dietro la sua innata verve comica. Così iniziò una collaborazione artistica che ha scritto la storia del cinema Italiano, così iniziò il successo di una delle più grandi dive dello schermo. Voce roca, senso dell’umorismo e capacità di passare dall’espressione più divertente della commedia all’italiana a quella più triste, cupa, lontana, senza perdere mai il contatto profondo con i suoi spettatori. Monica Vitti in quarant’anni di carriera ha vinto 12 premi e ha ricevuto 12 nomination. Ha rappresentato l’età dell’oro del cinema Italiano, età scomparsa con l’avvento dei blockbuster, dei nuovi effetti speciali e della New Hollywood. l’attrice romana è stata simbolo dell’Italia di Fellini, Antonioni, Visconti e Pasolini. Un cinema d’autore che riprese la cultura neorealista del dopo guerra e si affacciava verso nuove tematiche.
Mille volti – E’ stata il volto della noia borghese, della dissolutezza e dell’alienazione per molti anni. Poi il suo eclettismo e la vis comica l’hanno portata, senza apparente sforzo, a rappresentare anche nel cinema più “leggero” i tipi di donna italiana simboli dell’evoluzione della figura femminile nella seconda metà del Novecento.
A un anno dalla morte appare sempre più chiaro il segno che ha lasciato nel mondo del cinema. Monica Vitti ha trascorso l’ultimo pezzo della sua vita lontana dal pubblico per colpa di una malattia che le ha cancellato lentamente la memoria. L’attrice è morta all’età di 90 anni, il 2 febbraio 2022, l’annuncio è stato comunicato dall’ex sindaco di Roma Walter Veltroni su twitter: «Roberto Russo, il suo compagno di tutti questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c’è più. Lo faccio con dolore, affetto, rimpianto».
Roberto Russo, il suo compagno di tutti questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c’è più. Lo faccio con dolore, affetto, rimpianto.
— walter veltroni (@VeltroniWalter) February 2, 2022
Il debutto- «Io recito perché non ne posso fare a meno, o mi fate recitare o mi ammazzo, dissi a quattordici anni- spiega Monica a Raffaella Carrà durante un’intervista del 1883 a “Pronto, Raffaella?”- la mia è una necessità, un bisogno che ho di esprimermi, di piacere e di sentirmi rappresentata in vite che non sono la mia». La Vitti inizia la sua carriera d’attrice sul palcoscenico teatrale, si diploma nel 1953 all’Accademia nazionale d’arte drammatica e inizia a recitare principalmente all’Eliseo di Roma. Su consiglio di Sergio Tofano, insegnante all’accademia, viene invitata ad adottare un nuovo nome e cognome, più artistico. Maria Luisa Ceciarelli era il suo vero nome, lo pseudonimo che sarà presto sulla bocca di tutti nasce da un riferimento al cognome della madre, Vittiglia, quindi “Vitti”, e da un nome che aveva letto recentemente in un libro, Monica.
Il colpo di fulmine- Tra Monica Vitti e il regista Michelangelo Antonioni è amore a prima vista, che darà origine ad un cinema immortale e renderà Monica famosa in tutto il mondo per la sua capacità di essere espressione della depressione cronica borghese e contemporanea. È l’inizio di quella serie di film che verranno conosciuti in tutto il mondo come trilogia dell’incomunicabilità: L’Avventura(1960), La notte (1961 e L’Eclisse (1962). Un trittico che dipinge la crisi esistenziale della società moderna, il pessimismo, la precarietà dei sentimenti, l’alienazione nel boom economico e l’impossibilità di comunicare tutto ciò. «Per me “incomunicabilità” non significa che non si vuole comunicare, ma soltanto che è impossibile – racconterà Monica alla stampa – È una condizione al di fuori della nostra volontà. È naturale come l’angoscia e la paura».

Monica Vitti nel ruolo di Vittoria nell’ultimo capitolo della trilogia di Antonioni: L’Eclissi(1962)
Verve comica- Pur restando legata ad Antonioni, dopo L’Eclisse, la Vitti venne diretta da altri registi (Alessandro Blasetti, Jacques Baratier, Roger Vadim e Luciano Salce), impegnata per la prima volta anche nel genere della commedia. Fu Mario Monicelli a metterne in risalto la sorprendente verve di attrice comica, dirigendola nella commedia La ragazza con la pistola (1968), dove Vitti interpretò il ruolo di Assunta Patanè, una ragazza siciliana che insegue fino in Scozia l’uomo che l’ha “disonorata” (Carlo Giuffré) con l’intento di vendicarsi. Il film ebbe un grande successo e contribuì notevolmente a ridefinire la carriera dell’attrice romana. Nel 1964 torna ad essere guidata dal suo Michelangelo per un film che vincerà il Leone d’Oro a Venezia: Deserto Rosso. Il ritorno a temi intimisti e d’introspezione donerà all’attrice un enorme successo, la sua interpretazione sarà ricordata soprattutto per la frase simbolo del film: «mi fanno male i capelli».
Televisione e musica- Monica è sempre stata amata dal pubblico, non per tanto per la sua bellezza ma per la sua espressività; «Non penso che il mio aspetto abbia avuto un ruolo cruciale nella mia carriera- racconta sempre a Pronto, Raffaella? (1983) – sono sempre stata secca, con un quaranta di piede e un naso storto. Il modello femminile era diverso; vita stretta, fianchi pieni e seno generoso». Il suo essere sbadata, distratta, comica e così espressiva l’ha resa una persona attraente e amabile, tanto da essere spesso richiesta come ospite nella televisione Italiana di quegli anni. Era amata dal pubblico perchè sapeva essere spiritosa, spensierata e sembrare distratta senza perdere quel senso di realtà drammatica tipica dei suoi ruoli. “Ti conosco mascherina”, “Gente che va, gente che viene”, “Domenica in”, “Passione mia” e “In ordine Alfabetico” sono alcuni dei programmi televisivi e varietà a cui Monica ha partecipato. Da citare il video musicale di “Ma chi è quello lì?” di Mina (1988) , in cui Monica interpreta una donna al supermercato che cerca di sedurre un uomo mentre canta in playback il brano.
Il ritiro – Già allontanatasi dalle scene da diverso tempo e prima di ritirarsi definitivamente a vita privata, a causa delle sue condizioni di salute,si mostrò al pubblico per l’ultima volta nel marzo del 2002, alla prima teatrale italiana di Notre-Dame de Paris al GranTeatro di Roma. Nello stesso periodo concesse anche l’ultima intervista. Verrà immortalata dai fotografi fin quasi alla fine, dapprima in giro per le vie di Roma e poi a Sabaudia, in compagnia del marito.