Zedda ok

Una vita per Rossini. Alberto Zedda, direttore d’orchestra e musicologo, si è spento nella casa di Pesaro all’età di 89 anni. Le condizioni di salute del Maestro si erano aggravate negli ultimi tempi, tanto da impedirgli di salire davanti all’orchestra per dirigere La Cenerentola, in occasione delle celebrazioni che ogni anno la città dedica al suo compositore. Aveva assistito all’esecuzione dal palco. Ma lui, che è stato il più significativo interprete italiano di Gioachino Rossini, aveva dichiarato che il pubblico non avrebbe sofferto la sua assenza: «Non si ascolterà una Cenerentola qualsiasi. Sarà, anzi, una serata indimenticabile». E questa settimana l’agenda avrebbe previsto un Turco in Italia, a Bologna.

Ogni momento della carriera di Zedda è segnato dal rapporto con Rossini. Tanto da fare quasi identificare i nomi dei due. Se su un cartellone appariva un’opera del compositore marchigiano, era quasi immediato pensare che il direttore d’orchestra sarebbe stato lui. Perché, glielo riconosce all’unanimità il mondo della musica, è suo il merito se Rossini è tornato a suonare nei teatri e nei conservatori. Già da quando, sul finire degli anni Settanta, aveva scritto la prima edizione critica del Barbiere di Siviglia. Per Zedda, c’era una differenza netta tra la partitura originale e l’esecuzione materiale del testo. La tradizione aveva falsato, e disatteso, Rossini per cui era necessario tornare alla forma dei testi originari. Da qui il suo lavoro di attenta ricerca sul compositore, un’attività di studio che ha segnato una cesura nel mondo operistico.

Mentre le attenzioni della critica si rivolgevano quasi solo a Mozart e Bach, per la prima volta si rimetteva in campo il grande repertorio italiano. Che Zedda affidava all’intuito di Claudio Abbado e cambiava definitivamente, in questo modo, la rappresentazione di Rossini. Insieme a Philip Gossett e Bruno Cagli, e con la Fondazione G. Rossini di cui è stato direttore, inizia il recupero editoriale di tutte le sue opere. E il recupero della partiture è anche il desiderio di farle vivere nuovamente. Coinvolge nell’idea la città di Pesaro. Il progetto, all’inizio insperato, funziona: è il Rossini Opera Festival, organizzato ogni estate.

Un carriera intensa, iniziata nel 1957 dopo la vittoria del concorso internazionale della Rai per direttori d’orchestra. Giovanissimo, debutta anche con la New York Philharmonic Orchestra. Da allora, una parabola che l’ha portato sui palcoscenici italiani più prestigiosi. Fino a diventare direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano e del Carlo Felice. Poi, gli scenari internazionali: Parigi, Vienna, Berlino, Monaco, Varsavia. Pur mantenendo un’affinità elettiva con la città di Pesaro, di cui era diventato cittadino onorario e dove aveva stabilito la residenza.

E non è mancato, nella vita di Zedda. l’insegnamento. Il Maestro ha insegnato Storia della Musica all’Università di Urbino. Ha fatto crescere una nuova generazione di musicisti, che lo rimpiangono. E ricordano come si entusiasmasse ogni volta che incontrava un giovane, un cantante, un musicista desideroso di conoscere appieno lo stile rossiniano. Si entusiasmava come quando saliva d’avanti a un’orchestra e si alzavano le prime note di Rossini.