I Mumford & Sons sono tornati in Italia nel tour di presentazione del loro ultimo lavoro, Delta. E per l’occasione hanno scelto il Forum di Assago, facendo un sold out che è diventato ormai abitudine per il gruppo indie folk inglese. Palco centrale in mezzo al parterre per un simbolico bagno di folla di un’ora e mezza, impianto di luci mobile per creare di volta in volta atmosfere più intime o vivaci e un mix di sound – dal banjo dei primi album all’elettronica dell’ultimo, passando per i sontuosi giri di chitarra elettrica di Wilder Mind – che dal 2015 si sta imponendo come tratto distintivo dei tour di Marcus Mumford e compagni. Un sincretismo suggestivo, che il pubblico italiano ha dimostrato di apprezzare in tutte le sue sfumature durante il concerto di lunedì 29 aprile al Forum di Assago di Milano.

Uno show poliedrico – L’apertura del concerto non potrebbe essere più carica. Per lanciare il loro nuovo album, i Mumford puntano tutto sulla loro punta di diamante Guiding light che ricorda le sonorità del folk degli inizi, soprattutto nei colpi secchi di chitarra di Winston Marshall. Non a caso le tre canzoni successive sono pezzi da novanta del repertorio indie-folk del gruppo, che hanno richiamato sul palco gli intramontabili banjo e contrabbasso: Little lion manHolland RoadThe cave infiammano un pubblico ancora particolarmente attaccato al sound dei primi due album – Sigh No MoreBabel – e in grado di sovrastare per lunghi tratti le voci dei cantanti.
Il concerto continua su livelli altissimi, in un’alternanza tra nuove canzoni e vecchie sicurezze, rispolverate con un’aggressività sonora ormai ben definita. E se Beloved mixa lo stile più pop con i ricordi del passato attraverso il ruolo di primo piano del banjo, Slip away è la massima espressione di un rock genuino e fresco, guidato dalla voce sporca ma vera del folk di Marcus Mumford. Lovers of the light ricorda ancora a tutti come si canta a squarciagola una canzone d’amore ben ritmata, con Ben Lovett al pianoforte che, in un momento di trance agonistica, scatta in piedi scalciando via il seggiolino con il piede.
E intanto è sempre più chiaro che anche le canzoni del penultimo album Wilder Mind – che ha segnato una cesura pesante col passato puramente folk della band – stanno entrando nei cuori dei fan: il Forum si illumina sulle note di chitarra elettrica di Believe, con le sole luci dei cellulari danzanti a rischiararlo, ma è durante l’esecuzione di Ditmas che Marcus Mumford sceglie di fare il suo tradizionale bagno di folla, correndo lungo le scalinate del palazzetto.

Chiusura tra l’intimo e il pop – I bis chiudono in maniera paradigmatica un concerto dalle mille sfumature. Forever, cantata dalle quattro voci schiette dei Mumford & Sons e accompagnati dalla sola chitarra acustica di Marcus, è un inno al testo che guadagna forza quando viene a mancare la base musicale. Awake my soul I will wait puntano tutto sulla carica emotiva delle note suonate dal banjo – spinte con ancora più forza per l’occasione – e fanno saltare a ritmo tutti gli spettatori, dal parterre al secondo anello.
Si chiude con Delta, anche questa un simbolo delle diverse anime del concerto. Parte con i riflettori molto bassi, a creare un’atmosfera intima di sola voce, pianoforte e chitarra, ma quando entrano progressivamente la batteria, le trombe e le chitarre elettriche, la voce spinge sempre di più: fino a quando non vengono lanciati nell’aria una miriade di coriandoli bianchi, che si colorano con le luci del Forum in un clima molto pop, quasi alla Coldplay. Ma questi sono i nuovi Mumford & Sons, una band ancora difficilmente inquadrabile – soprattutto in concerto – nella sua evoluzione dal folk al rock, tra le nuove sfumature elettroniche.

La band – Nascono nel 2007 a Londra i Mumford & Sons, gruppo indie-folk composto da Marcus Mumford, Winston Marshall, Ben Lovett e Ted Dwane. È il 2009 quando pubblicano il loro primo album in studio Sigh No More, con uno stile inconfondibile nell’uso massiccio di strumenti come il banjo, il contrabbasso, il pianoforte, la chitarra acustica e le percussioni: una sonorità fresca e molto ritmata, ben condotta da ottime seconde voci a creare un pattern pieno e rotondo su cui si staglia una prima voce graffiante. Sonorità confermate e ampliate nel secondo album Babel del 2012, che già inizia a mostrare i primi segni di una ricerca del suono più pulito e delle voci più intrecciate tra loro, mantenendo comunque lo stile folk e dei testi dalla profondità sincera e quasi sempre commovente. Raggiunta la popolarità mondiale, pubblicano nel 2015 il loro terzo album Wilder Mind, che rivoluziona l’immaginario che i Mumford & Sons avevano dipinto della loro musica: abbandonati il banjo e il contrabbasso a favore delle chitarre elettriche, cercano di sperimentare idee musicali più rock e meno appiattite sull’ormai ben collaudato stile folk.
Con l’ultimo lavoro Delta, pubblicato il 16 novembre 2018, si sta arrivando probabilmente all’intreccio di queste due anime, con la ripresa di alcuni filoni del passato – come il banjo e la chitarra acustica – tornati in risalto, ma inseriti all’interno di un “sistema” rock che tende al pop nella pulizia del suono e nei testi più orecchiabili. Una band in continua evoluzione, capace di sorprendere anche in questo tour e che per il futuro lascia aperta la porta a tutte le soluzioni stilistiche, sperimentali e del proprio passato.

Questa la scaletta del concerto di lunedì 29 aprile ai Forum di Assago:
– Guiding light
– Little lion man
– Holland Road
– The cave
– Beloved
– Lovers of the light
– Tompkins Square Park
– Believe
– Ditmas
– Slip away
– Picture you
– Darkness visible
– The wolf

– Forever
– Blood
– Awake my soul
– I will wait
– Delta