Bronzi di Rothschild

Bronzi di Rothschild

Non più solo di Rotschild: la coppia di bronzi del Fitzwilliam Museum di Cambridge, finora attribuita a Benvenuto Cellini, avrebbe oggi un nuovo padre, Michelangelo Buonarroti. E rappresenterebbe così la prima opera in bronzo nota dell’artista rinascimentale. Per celebrare la notizia le due statue saranno esposte al Fitzwilliam Museum dal 3 febbraio fino ad agosto. Ma il giorno della verità sarà a luglio, quando verranno diffusi i risultati definitivi della ricerca e si saprà con certezza se si potranno attribuire o meno al grande maestro del Rinascimento italiano.

La notizia della paternità dei bronzi, alti circa un metro e raffiguranti un giovane e un vecchio nudi in sella a due pantere, è stata data dai ricercatori guidati da Peter Abrahams, professore di anatomia dell’università di Warwick, e Paul Joannides, docente di storia dell’arte dell’università di Cambridge. È stato proprio quest’ultimo, durante una mostra delle opere alla Royal Academy of Arts nel 2012, a ripensare alla loro attribuzione, spostandola da Benvenuto Cellini a Michelangelo Buonarroti.

La storia delle due statue è costellata di passaggi di proprietà, che hanno contribuito a confondere le idee sulla loro paternità. Il primo a possederle è stato il barone Adolphe de Rothschild, nipote del fondatore della dinastia di banchieri, che pare li abbia acquistati direttamente dai Borbone. A ereditarli è stato poi il figlio Maurice de Rothschild, l’uomo che nel dopoguerra trasferì in Svizzera le collezioni da favola dei Borbone che aveva ereditato al padre. Ultimo nome noto a possederle è stato Edmond Rothschild, ma dopo la sua morte i due bronzi sono stati venduti ad un collezionista francese e dimenticati. Finché nel 2002 non sono stati battuti all’asta e acquistati da un ignoto britannico: fu quindi Sotheby’s ad attribuirli a Benvenuto Cellini.

A suggerire l’attribuzione michelangiolesca è però un collegamento tra i bronzi e il disegno di un apprendista di Michelangelo conservato al Musée Fabre di Montpellier. La somiglianza tra le sculture e il disegno è palese, come si vede su The Art Newspaper. Il prof. Joannides e i ricercatori inglesi hanno anche già datato l’opera tra il 1506 e il 1508, quindi poco prima che Michelangelo iniziasse i lavori della Cappella Sistina.

Clara Amodeo