Agli Oscar non piace l’online, almeno per quanto riguarda i discorsi. Steven Soderbergh, Jesse Collins e Stacey Sher, I produttori della cerimonia fissata per il 25 aprile, hanno deciso che gli interventi successivi alla consegna dei premii si dovranno tenere in presenza, riunciando ai collegamenti via Zoom adottati in altre crimonie. Una scelta che ha scatenato non poche polemiche, relative soprattutto alle misure di sicurezza anti-covid e all’impossibilità per i candidati non americani di recarsi a Los Angeles in piena pandemia.

Spostamenti – L’organizzazione di premiazioni via Zoom è stato uno dei grandi ostacoli posti dal virus che provoca la Covid 19, come nel caso dei Golden Globes, dove l’audio era fortemente in ritardo. Tuttavia, la decisione degli organizzatori degli Oscar di non consentire i discorsi online è stata vissuta da alcuni quasi come un’esclusione per alcuni. I candidati di categorie come per esempio “il miglior film internazionale” rischiano di non poter essere nemmeno presenti alla consegna del premio, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia che già ha provocato lo slittamento della cerimonia a fine aprile. Inoltre, non pochi attori sono attualmente impegnati nelle riprese di nuovi film e per questo chiusi in una “bolla” all’interno del set cinematografico. L’Accademy chiederebbe ai partecipanti una quarantena da cinque a 14 giorni prima della cerimonia. Senza contare che, una volta rientrati dagli Stati Uniti, dovrebbero rimanere isolati per ulteriori due settimane.

Emerald Fennell

I candidati – L’edizione di quest’anno è già entrata nella storia: 70 donne partecipanti hanno ricevuto un totale di 76 candidature. Tra loro le registe Emerald Fennell, con il film “Promettente giovane donna”, e Chloe Zhao con “Nomadland”, sono diventate la sesta e la settima donna ad essere nominata per la categoria “miglior regia”. Inoltre, nove dei 20 candidati sono persone di colore, anch’esso un record. Ma le restrizioni in merito agli spostamenti, mettono a rischio la partecipazione di molti di loro. Fennell e Zhao non si trovano negli Stati Uniti in questo momento. Così come Sacha Baron Cohen o Anthony Hopkins. «Sono disperata», ha dichiarato Fennell in un’intervista a “Variety”, «l’idea di perdere la premiazione è terribile, non riesco nemmeno a sopportarne il pensiero. Ma non infrangerò la legge».

Sicurezza – Anche la sicurezza genera non poche perplessità. Quest’anno gli Oscar non si svolgeranno solo nel consueto Dolby Theatre, ma anche alla Union Station di Los Angeles. Qui i treni continueranno a circolare e non è ancora chiaro come saranno gestiti gli spostamenti dei partecipanti tra le zone interne e esterne della stazione. Erano previsti due incontri per il 19 marzo scorso per discutere le linee guida dei candidati internazionali e i requisiti di partecipazione alla cerimonia. Le riunioni erano state posticipate a martedì 23 marzo salvo poi essere annullate. «Non c’è stata chiarezza, è incredibilmente frustrante», ha dichiarato un direttore cinematografico a “Variety”.

Pre-registrazioni – Una delle proposte sarebbe stata quella di chiedere ai partecipanti di pre-registrare il proprio discorso per l’eventuale vittoria. Ma anche questa formula creerebbe alcuni problemi, soprattutto a livello di spettacolo televisivo. La preoccupazione è che gli interventi risultino piatti, privi dell’inevitabile eccitazione successiva alla conquista del premio. Trattandosi di un’edizione orfana di grandi produzioni (i cosiddetti “blockbuster”), come “Joker” o “Avatar”, gli Oscar non possono quindi rischiare di ripetere i numeri sconfortanti dei Grammy e dei Golden Globes, che hanno registrato il minor numero di spettatori di sempre.