Laetitia Casta e l'attrice e regista Audrey Dana in una scena del film "11 donne a Parigi"

Laetitia Casta e l’attrice e regista Audrey Dana in una scena del film “11 donne a Parigi”

Parigi prima di Parigi. Prima degli attacchi del 13 Novembre, delle rivendicazioni dell’Isis, della paura – che continua – in tutta Europa. Parigi prima dei suoi 130 morti e degli oltre 300 feriti. Prima degli occhi pesti dei passanti, di Imagine al pianoforte, prima dei fiori e delle candele accese davanti al Bataclan. Parigi prima del silenzio.

Una città vestita a festa, insomma, la Ville Lumière degli innamorati. È quella che si vede nella commedia corale di Audrey Dana, attrice francese alla prima esperienza dietro la macchina da presa. Il suo film, «11 donne a Parigi», arriva in Italia il 3 Dicembre, un anno dopo il grande successo d’Oltralpe. Più di un milione e mezzo di spettatori per la pellicola ambientata nella capitale francese, cornice di undici storie di donne. Madri di famiglia, manager in carriera. Tutti ritratti al femminile di personaggi dai 35 ai 50 anni che si muovono in una città leggera, difficile da associare a quella vista di recente nelle immagini dei telegiornali. Ritornano l’amore, la primavera, i caffè all’ombra della Tour Eiffel.

Un paradosso che emerge anche dai social network. Dai bilanci di fine anno di Instagram, per esempio. Dove non sembra esserci traccia della strage. È #Love l’hashtag più usato del 2015 e se è vero che Parigi è tra i posti più fotografati e «geolocalizzati» del mondo (secondo solo a New York e alla sua Time Square), è anche vero che quella immortalata dagli utenti è la città della Tour Eiffel, la Ville Lumière. Con le sue luci, i suoi colori, la sua magia. Ma senza i suoi morti.

Andrea Cominetti