Dopo i crolli e le polemiche, anche nuovi sospetti. Non c’è pace per Pompei. Ora anche gli uomini dell’antimafia vanno ad ispezionare le antiche domus del più grande sito archeologico italiano. Il controllo a sopresa è scattato nei cantieri della Casa degli amorini dorati, della Fontana grande e della Casa della fullonica (l’antica “lavanderia”), tre progetti di restauro avviati nell’ambito del piano di rilancio del sito. Il “Grande Progetto Pompei”, avviato il 5 aprile dello scorso anno dal governo Monti, prevede una spesa complessiva di 105 milioni di euro in parte finanziati dalla Comunità Europea. Direzione investigativa antimafia (Dia) e forze dell’ordine sono intervenuti in esecuzione di un decreto del prefetto di Napoli, ma soprattutto in forza del Protocollo di legalità sottoscritto nell’ambito dello stesso progetto di riqualificazione, che istituisce un Gruppo di lavoro per impedire infiltrazioni della criminalità organizzata nell’esecuzione delle opere.
Nulla e nessuno è sfuggito agli accertamenti: operai, automezzi e ditte. Una verifica a parte riguarda la legittimità della presenza delle aziende nell’area dei lavori. Sul posto sono presenti il prefetto Fernando Guida, coordinatore del Gruppo di lavoro, e il vice prefetto Mariolina Goglia, responsabile dell’Area antimafia della prefettura di Napoli. Il personale della Dia, insieme al prefetto Guida, testerà anche i sistemi di video-sorveglianza degli scavi archeologici e vaglierà le possibili implementazioni da realizzare nell’ambito del Grande Progetto Pompei, che entro il 31 dicembre 2015 dovrebbe riportare la città vesuviana al suo antico splendore.
Lucia Maffei