Un albero per ogni libro premiato, “l’albero delle parole”. Questa la grande novità del premio letterario Cortina d’Ampezzo, giunto alla sua terza edizione, che sarà assegnato il 29 agosto. A partire da quest’anno, per ciascuno dei vincitori delle due sezioni del concorso verrà piantato un pino cembro alle pendici delle Cinque Torri di Cortina. Sull’albero, un targa ricorderà il titolo e l’autore dell’opera premiata.
Un modo per celebrare tutti i futuri vincitori del riconosciemento andato l’anno scorso ad Antonio Monda per “L’America non esiste” e a Marco Albino Ferrari per “Alpi segrete”. Il premio, ideato e voluto da Vera Slepoj, psicologa e scrittrice, insieme allo storico cortinese Francesco Chiamulera, vede all’opera due giurie composte da figure di primo piano della cultura, dell’editoria, della stampa e dell’impresa italiana, che premieranno la migliore opera di narrativa italiana e il miglior libro, italiano o internazionale, che si ispiri, abbia a tema, racconti o illustri la montagna.
La giuria della prima sezione è presieduta da Gian Arturo Ferrari, quella del premio per un’opera sulla montagna da Arrigo Petacco. Tra gli altri giurati anche Paolo Mieli e Nadia Fusini.
Lucia Maffei