E’ iniziato giovedì 24 gennaio, il festival della letteratura di Jaipur. Ottava edizione che si apre nella “città rosa” del Rajasthan, nell’India nord occidentale, e che si concluderà lunedì 28 gennaio.

Per l’inaugurazione è stato schierato un massiccio cordone di sicurezza. Il timore per i disordini è alto. Probabili le proteste degli indù nazionalisti contro gli scrittori pachistani invitati a partecipare alla rassegna e dei fondamentalisti musulmani contro alcuni autori indiani che lo scorso anno avevano letto in pubblico brani dei “Versetti Satanici” di Salman Rushdie, oggetto di una fatwa. Allerta anche per l’ospite d’onore del festival, il Dalai Lama, ospite insieme al biografo Pico Iyer.

Quest’anno il tema centrale è la spiritualità buddhista. Gli autori partecipanti sono circa 300. Tra loro anche i giornalisti e scrittori italiani Carlo Pizzati e Andrea di Robilant.
Il co-direttore William Darlymple, aprendo il festival, ha ricordato come l’evento di Jaipur “abbia ispirato una trentina di festival della letteratura in Asia”. Grande successo che è stato suggellato dall’enorme presenza del pubblico: “Siamo passati da 14 ospiti nel 2005, probabilmente turisti giapponesi che si erano persi” – ha scherzato Darlymple – “ai 120 mila dello scorso anno”.

Crescente importanza internazionale che l’ha fatto ribattezzare come il “khumb mela” della cultura, come l’incontro che avviene ogni tre anni in India tra pellegrini provenienti da tutto il mondo tra misticismo, astrologia e sacralità.

Andrea Zitelli