David Lynch«Le idee sono come pesci: non si creano, si catturano». David Lynch, 68 anni, è uno che sa pescare molto bene e in acque diverse. Pittura, cinema, musica, arredamento d’interni. Meditazione trascendentale. Di quest’ultima passione ha parlato nei due giorni passati a Milano, il 2 e 3 febbraio. Una maratona iniziata come ospite da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, proseguita la mattina dopo in conferenza stampa a palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, poi nell’incontro con scuole e professori al teatro Dal Verme in piazza Castello. Quando, alle sette e mezzo di sera arriva sul palco dello showroom Stone Italiana, David Lynch non lascia vedere neanche un po’ di stanchezza. Ha capelli grigio – biondi tirati indietro con il gel e una cravatta del medesimo colore. La sala è affollata di ragazzi, molti studenti, giornalisti, l’ex assessore alla Cultura di Milano Stefano Boeri. Lorenzo Palmeri, architetto e tra i fondatori dell’iniziativa Leggerocomeunapietra, che ospita l’incontro, fa le domande. Chiede a Lynch il significato di alcune parole che ricorrono spesso nel linguaggio del regista. Coscienza. Disciplina. Meditazione. I termini rimbalzano nello stagno, Lynch li allarga, partendo da lontano. «Sono cresciuto in una famiglia dove si costruivano le cose. Mio padre aveva un laboratorio di falegnameria. Si sentiva l’odore del legno tagliato dalla sega».

Ha la voce calda, David Lynch, un po’ bassa, l’accento da cowboy di un film western. È nato a Missoula, nel Montana. Si è sposato quattro volte. Da quarant’anni pratica la meditazione trascendentale, metodo di Maharishi Mahesh. La sua giornata inizia così: «Mi alzo, bevo un cappuccino, fumo una sigaretta – il pubblico qui emette un rumore a metà tra il sorpreso e il disappunto – poi vado a meditare per quindici minuti, lavoro, medito altri venti minuti nel pomeriggio, lavoro un altro po’».  Meditava anche Dale Cooper, l’agente dell’FBI protagonista di Twin Peaks, la serie televisiva degli anni ’90 che ha fatto conoscere Lynch al grande pubblico.

La tecnica si può imparare in quattro, cinque giorni, ma va insegnata da un maestro certificato. Ogni persona ha il suo mantra. Il desiderio del regista è di portare questa pratica nelle scuole, a insegnanti e studenti. Nel 2005, ha creato anche una fondazione, finanziata con un investimento personale di 400 mila dollari e donazioni da associazioni private. «Se si medita si vive meglio. La negatività scompare e si arriva alla pace totale, che è assenza di qualsiasi pulsazione negativa. Niente stress, ansia, dolore, odio, depressione, nessuna rabbia». Solo benefici: si diventa creativi, felici e sereni. Finora, in Italia, l’esperimento, che prevede una pausa di meditazione a inizio e fine delle attività, è partito in due scuole di Catania, tra cui il conservatorio Bellini. Uno dei ragazzi è in sala e alla fine dell’incontro ringrazia Lynch perché imparare a meditare ha «aperto le nostre menti».

Non è una religione, sottolinea il regista, non serve neanche disciplina, viene naturale come quando si ama qualcuno.

Susanna Combusti