L’industria dell’intrattenimento ha paura. Paura di osare, di avere nuove idee, di rischiare soldi per giovani sceneggiatori. Sfogliando i cataloghi delle varie case di produzione e distribuzione si nota come in futuro avremo ancora tanti reboot. Il termine indica un nuovo inizio per un prodotto di successo, con la totale o parziale riscrittura degli eventi avvenuti nel film originario. Ma attenzione: non confondetelo con il remake, il semplice rifacimento.

Il reboot più atteso del 2016 è stato Ghostbusters, dove le gesta degli acchiappafantasmi originali sono state rinarrate con protagoniste quattro scienziate. Le aspettative dei fan sono state deluse e il film ha ricevuto recensioni negative anche dai siti specializzati come RottenTomatoes e MyMovies  Nel 2017 sarà il turno di It.L’entità diabolica creata da Stephen King, si prefissa come obiettivo quello di terrorizzare le nuove generazioni dei millennials, come fece a suo tempo Tim Curry negli anni Novanta nei panni del pagliaccio assassino della città di Derry. Per l’anno prossimo c’è grande attesa per Spiderman: Homecoming, il secondo reboot dedicato al Tessiragnatele nell’arco di quindici anni.

La sindrome del reboot compulsivo sembra aver contagiato anche il piccolo schermo. Un telefilm su tutti: Xena:, rifacimento della serie cult degli anni Novanta con protagonista Lucy Lawless.  Xena è una principessa guerriera e la vediamo per la prima volta apparire nel telefilm Hercules-The legendary journeys con Kevin Sorbo. Da subito riscosse grande successo tanto da diventare un’icona del femminismo e del movimento lesbo. Finalmente una donna che menava come un uomo e che non aveva paura di sporcarsi le mani. Inutile dire che le sue prodezze conquistarono all’epoca anche il pubblico maschile, complice la bellezza della Lawless.

Ma il reboot non è una strategia nuova degli ultimi anni. Spostandoci al campo dei fumetti la DC Comics, già negli anni Ottanta, aveva fiutato l’affare. La casa editrice di Batman e Superman aveva alle sue spalle anni e anni di storie per i suoi personaggi e non riusciva ad accalappiarsi nuovi giovani lettori, che preferivano spendere le loro paghette per i comics della Marvel. Così, nel nel 1985 esce il primo numero di Crisis on Infinite Earth, l’evento che riporterà ad un azzeramento e ad un nuovo inizio delle storie dei suoi personaggi. Dopo la “crisi”, gli autori DC partorirono capolavori come Watchmen, Il ritorno del Cavaliere oscuro, Batman anno uno, The killingjoke e Kingdom come, quindi l’azzeramento della continuity portò un innalzamento qualitativo nelle serie a fumetti dell’editore.  Un’operazione, quella del reboot, che la DC Comics, porta avanti ciclicamente fino ai giorni nostri: l’ultimo è Dc Rebirth, iniziato a maggio di quest’anno.

La disamina può estendersi anche al campo dell’animazione (vedi il recente reboot di Sailor Moon o DuckTales) o quello dei videogiochi (Tomb Raider, God of War), ma la domanda che sorge sempre spontanea è la stessa:  perché fare i reboot? La risposta è semplice:  perché si guardano (si leggono, o si giocano) vuoi per l’effetto nostalgia, vuoi per la curiosità, vuoi per criticarli. Un’altra ragione è quella di catturare pubblico giovane. Un ragazzino avrà solo sentito nominare certi “brand”, ma sarà invogliato a seguire una nuova versione della storia.Il mercato poi è saturo e le grandi major preferiscono puntare su un brand famoso invece che su un’idea nuova anche se potenzialmente lucrativa.

Flavio Bianco e Andrea Cominetti