Salone_Libro_Altaforte_Lichene«La minoranza di sinistra che si arroga il diritto di decidere chi può fare musica, chi può fare teatro, chi può pubblicare libri. Alle idee si risponde con altre idee, non con la censura». Le parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini arrivano da un comizio a Pesaro dopo l’esclusione dal Salone del Libro di Torino dell’editore vicino a CasaPound Altaforte, che ha pubblicato un libro-intervista al capo leghista. Francesco Polacchi, direttore della casa editrice di estrema destra e indagato per apologia di fascismo, si è presentato comunque la mattina all’apertura impugnando il volume. «Altaforte presenterà sabato, a Torino, “Io sono Matteo Salvini” e con noi ci sarà l’autrice, Chiara Giannnini».

Parola alle istituzioni –  La polemica dei giorni scorsi non è sfuggita al ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli che ha deciso di supportare la decisione di comune e regione di non concedere spazio alla casa editrice Altaforte: «Sono assolutamente d’accordo con le scelte fatte insieme dalla sindaca Chiara Appendino e dal presidente della Regione Sergio Chiamparino perché quando si fa politica si tratta anche di scegliere. Sono state dette delle cose gravi, di cui non si può far finta di nulla. E bisogna prendere delle posizioni». In un salone che ruota intorno alla memoria Primo Levi, in occasione del centenario della sua nascita, ha poi aggiunto «È stato uno dei principali testimoni dell’Olocausto. Abbiamo qui importantissime testimonianze su questo. È una ragione in più per preservare l’immagine culturale e la reputazione del Salone». Dalla manifestazione del Lingotto Fiere il ministro si aspetta grandi risultati: «Questo sarà il Salone della rinascita. Il Salone del libro di Torino è il primo Salone del libro italiano, capace di confrontarsi con la Buchmesse di Francoforte e il Salon du Livre di Parigi».

Salone_Libro_Altaforte_LicheneIntanto fuori – Come si era promesso di fare appena arrivata la notizia dell’esclusione della sua casa editrice, Francesco Polacchi era davanti alle porte del Salone del Libro questa mattina alle 10 dove è stato accolto da uno stuolo di giornalisti. Con in mano alcuni libri della casa (compresa il contestatissimo volume sul boss leghista), il militante di CasaPound ha annunciato che sabato presenterà comunque a Torino il libro intervista di Chiara Giannini ma che si aspettava un supporto maggiore da parte di Matteo Salvini ribadendo di non avere legami personali con lui: «Sicuramente sarebbe stato meglio se avesse avuto un approccio diverso, ma ci sta che il ministro dell’Interno, che viene attaccato quotidianamente dalla sinistra, tenga una posizione più neutrale […] mi ha conosciuto cinque anni fa, in una situazione conviviale, quando ancora non era ministro dell’Interno. È verosimile che non si ricordi di me».

Gli scrittori tornano – «Ho sofferto troppo per stare con persone che propagano idee per le quali ho perso la mia famiglia e l’infanzia». Non fa sconti Halina Birenbaum, la scrittrice polacca sopravvissuta ad Auschwitz pronta a rinunciare al salone se Altaforte fosse rimasta. Parlando allo stand del Treno della Memoria ha spiegato: «Se avessi accettato di stare con loro, nello stesso posto, tutto il mondo li avrebbe accettati, e questo non è possibile». Torna anche il fumettista Zerocalcare, uno dei primi ad aver annunciato la sua assenza se la casa editrice di CasaPound avesse partecipato. Gli organizzatori sono soddisfatti della loro decisione e Silvio Viale, presidente dell’associazione “Torino la città del libro” che si è aggiudicata il marchio della manifestazione e si è occupata dall’organizzazione, si è fatto portavoce della difficile scelta: «La superficialità non trova spazio nel Salone neppure nell’organizzazione degli spazi. Abbiamo fatto il massimo». Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino si è detto soddisfatto ma, alla fine del suo discorso inaugurale, non nasconde i suoi timori: «Ci sono troppi segnali inquietanti che favoriscono germi di totalitarismo anche dal punto di vista culturale. So che è stato un processo molto difficile. Non è semplice assumere decisioni politiche che possono contrastare con norme contrattuali private».