Giaume_Lichene_Radio_Radicale«Quelle su Radio Parolaccia non erano “parolacce”. Erano solo parole che portavano il peso delle cose che non si riuscivano a dire». Così la scrittrice e critica Michela Murgia ha ricordato l’impatto dirompente che Radio Radicale, a rischio chiusura a causa della manovra economica del governo Conte, ha avuto nell’Italia degli anni ’80. «La mia famiglia era estremamente cattolica – ha poi continuato – ma ogni sera dopo i vespri, io andavo in camera mia, accendevo Radio Radicale e arrivavano le bestemmie degli ascoltatori». Un segno indelebile quello lasciato dall’emittente libera nella sua mente, come anche in quella della giornalista Concita De Gregorio, del direttore di Radio3 Marino Sinibaldi e dello scrittore Roberto Saviano. Così anche per i giornalisti Antonio Pascale e Loredana Lipperini, che hanno sottolineato l’importanza di un evento che parlasse della Radio soprattutto dopo la scomparsa di Massimo Bordin, storica voce della rassegna stampa.

Pericolo chiusura – L’approvazione della manovra economica giallo-verde lo scorso dicembre ha messo l’esistenza di Radio Radicale a rischio. Le sue due fonti di finanziamento, il corrispettivo per la trasmissione delle sedute parlamentari e il contributo statale all’editoria, sono venute a mancare o rischiano di farlo nelle prossime settimane. Fino a fine giugno sono stati concessi alla Radio fondi dimezzati da 10 a 5 milioni di euro per il primo servizio (che verrebbe monopolizzato da Rai Parlamento) e nessuno per il secondo (dei precedenti 4 milioni). Ora sono in molti a chiedere marcia indietro. «Per me Radio Radicale è stata una maestra – ha detto Concita De Gregorio – mi ha insegnato che non fare quello che fanno tutti è una condizione molto fertile, e che non bisogna avere fretta: è l’unica radio che non tagliava gli interventi, rispettavano il tempo delle cose. Io voglio sapere tutto, non 140 battute…decido io quello che mi tengo». Senza dimenticare il prezzo quella consapevolezza: «Per essere liberi bisogna essere poveri».

 

Una voce per chi resta solo – Sulla vicenda è intervenuto anche Roberto Saviano, presente al Salone per parlare del suo nuovo libro In mare non esistono taxi e per tenere una lectio sullo scrittore e giornalista Corrado Alvaro. Saviano ha ricordato per prima cosa l’aiuto di Massimo Bordin che, «in un momento in cui mi sembrava di avere tutto il Paese addosso», ha usato la sua rassegna per portare il discorso oltre gli attacchi personali. «Il suo era il comportamento proprio di Radio Radicale: essere accanto a chi è solo. Il suo stare vicino agli indifendibili è un patrimonio unico». Può fare questo proprio perché non è sul mercato: nessuna pressione dai pubblicitari, nessun obiettivo di share. «Radio Radicale non misura in termini di risultati ciò che va ascoltato», ha concluso il giornalista. «Le telefonate libere alla segreteria raccontano come l’odio non sia da censurare ma da ascoltare e da capire. Avere questo spazio significa avere la certezza che non si rinuncerà mai alla libertà».