Il dipinto, databile intorno al 1500, prima e dopo il restauro

Rockefeller Center, New York. Posti in sala esauriti. Tutti i cellulari si alzano per filmare il momento in cui sullo schermo alle spalle del banditore d’asta compare la cifra finale: 450,3 milioni di dollari. A tanto è stato aggiudicato il Salvator Mundi, l’ultimo capolavoro attribuito a Leonardo da Vinci battuto ieri all’asta autunnale di Christie’s. Il dipinto ruba il primato a Interchange di Willem De Kooning, venduto per 300 milioni nel 2015, e diventa l’opera d’arte più costosa della storia. Superando di gran lunga l’altra tela assegnata ieri da Christie’s, le 60 Ultime Cene di Andy Warhol, acquistate per 56 milioni di dollari.

Troppo caro? – A mettere all’asta il dipinto, un olio su tavola di noce di 65,7 x 45,7 cm raffigurante un Cristo benedicente a mezzo busto e databile intorno al 1500, è stato il precedente proprietario, l’imprenditore russo Dmitry Rybolovlev. Già proprietario dell’AS Monaco e della Uralkali, azienda produttrice ed esportatrice di potassio, Rybolovlev aveva acquistato l’opera nel 2013 per 127,5 milioni di dollari. Troppo, secondo l’imprenditore, che dopo l’affare si è sentito raggirato dal mercante d’arte con cui aveva concluso la compravendita, tanto da decidere di denunciarlo alla corte di Monaco per frode e riciclaggio di denaro.

«Sold!» – Ad assistere all’asta c’erano tutti i pezzi grossi del mondo dell’arte: collezionisti, artisti, mecenati, emiri ma anche star del cinema e dello sport. Le misure di sicurezza erano massime, le vie attorno al Rockefeller Center chiuse. La contrattazione, partita da una base d’asta di 100 milioni di dollari, è durata quasi 19 minuti. Finché il martelletto del battitore e l’atteso «Sold!», venduto, non hanno interrotto la tensione, facendo partire un applauso liberatorio dal pubblico. Le aspettative per l’evento erano molto alte anche a causa della mostra pre-asta che Christie’s aveva organizzato tra Hong Kong, Londra e San Francisco: 30mila persone erano accorse per vedere l’ultimo Leonardo.

Una storia travagliata – Il dipinto, secondo Christie’s, è l’ultima opera vinciana in mano a privati. La sua autenticazione era avvenuta nel 2011 alla National Gallery di Londra, nell’ambito della mostra intitolata “Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan”. Non tutti i critici però sono concordi nell’attribuirla a Leonardo: secondo alcuni la maggior parte dell’opera sarebbe stata dipinta da Giovanni Boltraffio, allievo milanese dell’artista. La storia del Salvator Mundi, inoltre, è stata finora piuttosto travagliata: eseguito intorno al 1500, probabilmente poco prima che Leonardo abbandonasse Milano, dalla metà del ‘700 fino al 1900 se ne persero le tracce e lo stesso accadde di nuovo dal ’58 al 2005, quando il dipinto ricomparve sul mercato.

Il mistero del globo trasparente – Un elemento che aveva fatto pensare che l’opera non potesse essere di Leonardo è il modo in cui è stato dipinto il globo trasparente che il Cristo raffigurato sulla tavola tiene nella mano sinistra. Attraverso un vetro o un cristallo, infatti, le immagini risultano ingrandite o capovolte, in ogni caso distorte. E invece, come ha fatto notare Walter Isaacson, autore di una biografia su Leonardo, l’artista dipinse quella sfera «come se fosse una bolla di vetro vuota in cui la luce non si riflette e non distorce ciò che si vede dietro la trasparenza». Il critico, tuttavia, dubita che si possa essere trattato di un errore, soprattutto alla luce dei tanti studi di Leonardo sui fenomeni ottici e la rifrazione della luce. L’intento di Leonardo, secondo Isaacson, sarebbe stato piuttosto quello di attribuire velatamente al Cristo e alla sua sfera «qualità miracolose».