Roberto Benigni torna al Festival di Sanremo 2020: nel 2011, l’ultima apparizione. Dopo le voci delle scorse settimane, glielo ha chiesto domenica sera Fabio Fazio, e lui ha risposto convinto: «Eccome se ci vado». Era ospite con il regista Matteo Garrone alla trasmissione Che tempo che fa per presentare il nuovo film Pinocchio, in cui interpreta il ruolo di Geppetto. Poi si è parlato del Festival: «Sono io che lo preparo, sono la cosa sicura, Amadeus non so se verrà», ha scherzato Benigni sul direttore artistico della prossima edizione, che oltre all’attore premio Oscar nel ’99 dovrebbe portare sul palco dell’Ariston anche Fiorello, Tiziano Ferro e Jovanotti. Per Sanremo sarà la 70esima edizione, secondo il comico «la festa degli italiani più bella». Dal 1980, quando aveva 28 anni, finora sono state cinque le presenze di Roberto Benigni al Festival, e hanno sempre provocato un certo clamore.
Prima volta – La prima volta fu nel 1980, quando Benigni salì sul palco non come ospite ma come co-conduttore al fianco di Claudio Cecchetto. Con loro presentava anche Olimpia Carlisi, protagonista di un discusso bacio con il comico fiorentino che durò 45 secondi. Nella stessa edizione, Benigni chiamò l’allora Papa Giovanni Paolo II con l’appellativo di «Wojtylaccio», che gli procurò una multa e un anno di prigione con la condizionale per «offesa all’onore di un capo di Stato estero». Ma il Papa stesso dimostrò anni più tardi di non aver dato peso alla vicenda, invitando Benigni in Vaticano per una proiezione de La vita è bella e dicendogli di non sapere nulla di quella storia legata al Festival.
Gli altri precedenti – Nonostante le polemiche dell’80, Benigni tornò a Sanremo nel 1983. Per rivederlo sul palco dell’Ariston si dovettero poi attendere 19 anni: era il 2002 con Pippo Baudo alla conduzione e Benigni presentò una sua rilettura in chiave politica del Giudizio Universale. Ma di quell’ospitata si ricordano soprattutto le battute sugli organi sessuali di diversi politici (Berlusconi, Di Pietro, Fassino) e dello stesso Baudo, con tanto di «strizzatina» al pantalone. Il suo show raccolse quasi 20 milioni di spettatori, forse anche a seguito delle discussioni iniziate già nella settimana precedente al Festival, con Giuliano Ferrara che si fece promotore del comitato BoBe, Boicottiamo Benigni. L’allora direttore del Foglio minacciò di lanciare uova durante il discorso del comico, ma alla fine non si presentò. Nel 2009 la celebre frase «gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio» e altri 15 milioni di spettatori durante il suo intervento. Numeri replicati due anni dopo, nel 2011, quando fu chiamato da Gianni Morandi, direttore artistico d’allora, e commentò l’inno di Mameli in occasione dei 150 anni d’Italia («per una nazione che volete che siano, è una bambina»).