Ha 81 anni ma non sembra sentirli. Smoking, farfallino e ranuncolo sul petto, Pippo Baudo è in forma smagliante .E il piedistallo bianco al centro del palco è solo per lui. Perché anche se non può dire «il Festival l’ho inventato io», poco ci manca. Pippo Baudo – tredici edizioni all’attivo, due in più di Mike Buongiorno -, torna a 10 anni dall’ultima conduzione sul palco dell’Ariston.
Senza età – Prima «duetta» con Baglioni, e la differenza, in quanto ad esperienza sul palco, si vede. Il conduttore siciliano intrattiene il pubblico, meraviglia la sala stampa, e ironizza: «L’età è un’invenzione, dopotutto l’alternativa alla vecchiaia è peggio: io la combatto». Finito il momento condiviso con Baglioni, sale sul piedistallo e recita una lettera aperta a Sanremo.
La lettera – Baudo parte dall’inizio: si innamorò del Festival con Domenico Modugno e la sua Nel blu dipinto di blu. «Era il 1958, decisi che un giorno sarei salito su quel palco». Dieci anni dopo, la prima conduzione. Per l’occasione i suoi genitori si convinsero a comprare la televisione. Quell’edizione la vinse Sergio Endrigo in coppia con Roberto Carlos, ma rimarrà nella storia proprio grazie a Baudo, che tolse la tromba a Louis Armstrong mentre suonava: «Finita la prima canzone ne iniziò un’altra, cosa vietata ai cantanti in gara. Mi ordinarono di fermarlo». Il Festival si teneva ancora al casinò Sanremo, altri tempi.
«L’ho inventato io» – Poi, immancabile, arriva il suo tormentone: «L’ho inventato io». E Baudo inizia ad elencare le sue scoperte, Laura Pausini, Giorgia, Eros Ramazzotti, il trio Solenghi-Lopez-Marchesini. Ricorda i record di ascolti («più di 17 milioni») e gli ospiti incontrati sul palco dell’Ariston senza risparmiare aneddoti. Bruce Springsteen («dicevano che era un tipo strano, impossibile da portare a Sanremo»), Sharon Stone («me la sono pure baciata») e Whitney Houston («non aveva neanche 17 anni, era nel backstage con i genitori, eppure fui costretto a richiamarla per un bis: non riuscivo a trattenere il pubblico»).
L’arrivederci – Acclamato dal pubblico, in piedi per la standing ovation, Baudo è pronto ad abbandonare il palco. Non prima, però, di presentare una canzone. Di Elio e le Storie tese, perchè, ricorda, «dopotutto li ho fatti nascere io, con la Terra dei cachi». Alla fine saluta davvero, ma il suo è un arrivederci: «All’anno prossimo!».