Tempo di Libri. In un piccolo stand dedicato agli editori Fandango e BeccoGiallo, c’è una ragazza minuta dai capelli corti, con addosso una felpa sportiva e un sorriso timido. Se ne sta seduta tra alcuni fumetti, i suoi fumetti. Che sono suoi non soltanto perché li ha disegnati lei, ma perché in quei disegni in bianco e nero rappresenta parti della sua vita e di quella di migliaia di altre ragazze. Sarah Andersen, americana, 24 anni, seguita e amata da un vastissimo pubblico prevalentemente femminile, assomiglia solo vagamente al personaggio ironico ed esilarante delle vignette in cui qualsiasi ragazza si è identificata almeno una volta.

Come ti è venuta l’idea di creare dei fumetti sulla tua vita?
Ho iniziato a creare dei fumetti quando ero alle medie e alle superiori, ed era soltanto un modo per ridere della scuola e dei miei amici. È accaduto in modo molto naturale, e quando sono andata al college ho deciso di proseguire nella creazione di vignette e lì è diventata un’attività più seria.

Sei consapevole del fatto che tantissime ragazze in tutto il mondo si riconoscono nelle tue vignette?
Sì, credo che il mio pubblico sia prevalentemente femminile. Sono felice che alcune delle mie vignette siano viste come esperienze universali e credo sia giusto parlarne e far sapere che tante persone vivono queste situazioni.

Come fai a trasformare in fumetti aspetti della vita delle ragazze che possono essere anche imbarazzanti?
Scrivere attraverso un personaggio aiuta ad essere più distaccata, quindi mi rende più facile parlare di tutto quello che voglio. Non mi sento in imbarazzo quando lo faccio, soprattutto perché credo che, anche se è personale, se puoi trasformarlo in qualcosa di piacevole e in cui altre persone si possono identificare, vale la pena di condividerlo.

Per rendere i tuoi fumetti interessanti e piacevoli per le persone, selezioni le cose o semplicemente disegni ciò che vuoi?<
Solitamente comincio con una situazione, qualcosa che mi succede, sentimenti o emozioni che provo, li elaboro un po’, cerco di capire come posso prendere quell’esperienza o sensazione ed esprimerla in un modo che arrivi alla gente e che sia comprensibile sempre in forma ironica.

Da dove prendi ispirazione, è solo la tua vita oppure prendi spunto anche da quella degli altri?
Di solito comincio da me stessa, ma a volte anche dai miei amici o più in generale da ciò che mi accade attorno.