Il camouflage è fondamentale per conoscere la verità. Il giornalismo d’inchiesta si basa su questo. Roberto Saviano e il reporter tedesco Günter Wallraff sono partiti da questo presupposto per raccontare la loro esperienza al pubblico del Salone del Libro di Torino, il 16 maggio. L’autore di Gomorra sale sul palco sotto l’occhio attento delle sue guardie del corpo. «La conoscenza non può che venire dalla compromissione. Non puoi pensare di avvicinarti ai dettagli di una dinamica restando in una dimensione di distanza», racconta. «Il primo passo per conoscere è iniziare a modificare se stesso. Quanto c’è di loro in noi? Il mio pensiero ossessivo è sempre questo quando parlo delle organizzazioni criminali».
I libri non sono niente senza i lettori. Sono loro che fanno la differenza. «Un libro, una pagina non fa di per sé una rivoluzione», continua Saviano. «La letteratura fa la differenza quando entra e si infiltra nella carne delle persone. Non voglio far evadere il lettore. Io voglio invadere il lettore. E questo da fastidio ai potenti, che vogliono che tutto sia solo titolo, che tutto sia solo gossip».
L’attualità continua ad emergere nelle parole del giornalista. Dalla crisi immigrati, che sta investendo l’Italia, al semestre europeo, che ha deluso fortemente le sue aspettative. Poteva essere un momento di dibattito, utile per contrastare il riciclaggio e la corruzione. «Sapete qual è la città dove si ricicla più denaro al mondo?», chiede Saviano ai suoi lettori. «Londra». E continua: «Sapete qual è il secondo Paese dove si ricicla di più al mondo? L’Austria. Sapete quali sono i Paesi che più al mondo si oppongono a qualsiasi legge contro il riciclaggio in Europa? L’Inghilterra e l’Austria». Poteva essere una grande occasione, ma è andata sprecata, perché l’Italia si vergogna. Ha paura di allacciare di nuovo la sua immagine a contesti criminali e mafiosi.
«In Italia avrei avuto più paura. Le condizioni sono più estreme. Ma la Germania non è tutto rosa e fiori: le cose sono solo camuffate meglio». Wallraff, sotto le più disparate coperture, ha svelato le contraddizioni del suo paese, locomotrice economica dell’Unione Europea. Le differenze con l’Italia sono evidenti. Eppure anche Berlino soffre di un gap economico che il giornalismo d’inchiesta deve raccontare. «La società è divisa in caste», dice. «Un terzo della popolazione non ha niente, mentre il 10% possiede due terzi dell’intera ricchezza».
Michela Rovelli