Basta una “S” per ribaltare narrazione e intenzioni. In anticipo rispetto alla Fashion week a Milano arriva lo “Sfashion Weekend”. Il festival si terrà da venerdì 21 a domenica 23 febbraio da mosso ed è organizzato dalla Campagna Abiti Puliti e Fair. Non si tratta di una coincidenza il fatto che lo Sfashion Weekend sarà proprio pochi giorni prima della settimana della moda che si terrà dal 25 febbraio al 3 marzo. L’obiettivo di questi eventi è infatti proporre una riflessione critica sul mondo della moda, senza risparmiare né il fast fashion né l’alta moda.
Gli appuntamenti – «L’idea di inserire all’interno del programma degli eventi performativi nasce dalla volontà di utilizzare linguaggi diversi, come quello artistico e teatrale, per arrivare a parlare a più persone possibile», spiega Laura Filios, responsabile della comunicazione di Campagna Abiti Puliti. «Si tratterà di un momento in cui la performance diventa un mezzo per riflettere», continua Filios. Nella performance collettiva “Noi come l’altr*: apprendere dai gesti” di Vivien Tauchmann, ad esempio, il pubblico sarà invitato a ripetere per 20 minuti i movimenti che le operaie tessili eseguono per 12 ore davanti al telaio: «Questo esercizio permetterà di attivare l’intelligenza corporea ed emotiva, facendo vivere un’esperienza immersiva e di consapevolezza», commenta Filios. Anche Trama Plaza sarà presente con lo spettacolo multidisciplinare “Giralamoda” che vedrà l’alternarsi di danza e teatro attraverso sette percorsi tematici, che hanno come obiettivo creare maggiore consapevolezza sul valore di una produzione etica e circolare e incentivare il pensiero critico sulla relazione tra consumatori e prodotto. L’associazione no-profit nata nel quartiere di Giambellino conserva nel nome la memoria del Rana Plaza, la fabbrica tessile di Dacca in Bangladesh nota per il crollo del 2013 che ha causato la morte di 1.134 operai.
Economia circolare – Anche i momenti più leggeri e rilassati tra quelli in programma, come lo swap party, un evento dedicato allo scambio di capi di abbigliamento e accessori, servono a sperimentare forme di economia circolare. «Ci sarà anche un’armocromista – spiega ancora Filios – un aspetto che non è puramente estetico, ma serve a far riflettere sull’importanza degli acquisti. In fondo, la moda serve a far stare bene le persone: scegliere un capo che ci valorizzi aiuta a dare un senso agli acquisti, evitando sprechi e acquisti impulsivi».
Per il programma completo consultare il link: https://www.abitipuliti.org/eventi/sfashion-weekend-festival-transizione-giusta-nella-moda/
La campagna – La Clean Clothes Campaign (CCC), che in Italia è la Campagna Abiti Puliti, è attiva da oltre 30 anni per i diritti delle lavoratrici nel settore tessile. «Usiamo il femminile sovraesteso non a caso: si stima che l’80 per cento delle persone che lavorano per la moda siano donne. È importante per questo adottare un approccio di genere nello studiare le filiere della moda», ribadisce Filios. La Clean Clothes Campaign organizza attività di lobbying e advocacy nei confronti dei brand, delle istituzioni e dei policy maker. Il focus è la giustizia sociale e le questioni ambientali, dato l’impatto che la moda ha sull’ambiente. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea), ogni anno il settore tessile contribuisce dal due all’otto per cento alle emissioni globali di gas serra. Sempre secondo l’Aea, inoltre, per fabbricare una sola maglietta di cotone occorre un volume di acqua dolce pari a quanto una persona dovrebbe bere in due anni e mezzo. La filiera dovrebbe risultare sostenibile a 360 gradi e che la certificazione di un marchio come tale non sia il risultato di un’azione di greenwashing: «A volte un brand si vende come sostenibile perché magari è attento nella fase del reperimento delle materie prime. Se però la produzione si basa sullo sfruttamento delle persone, anche se non impiegate direttamente dal brand in questione, ma attraverso fornitori e subfornitori, per noi quel prodotto non può essere considerato sostenibile», conclude Filios.