Per una volta toccherà a lui giudicare e non essere giudicato. Steven Spielberg, dopo la delusione degli Oscar, volerà a Cannes a metà maggio e dirigerà la giuria del Festival del Cinema. Il regista di Lincoln è stato scelto come presidente della 66esima edizione. Prenderà il posto che l’anno scorso era stato di Nanni Moretti. «Testimoniare, inequivocabilmente, che il cinema è il linguaggio del mondo» sarà per il regista sessantaseienne «un grande onore e un immenso privilegio».
Spielberg ottiene così un riconoscimento che attenuerà forse l’insuccesso della sua ultima pellicola agli Oscar. La premiazione di lunedì 25 febbraio gli ha consegnato un bottino magro. Soprattutto se confrontato alle attese: il suo Lincoln guidava le candidature con dodici nomination. Alla fine, però, il film ha portato a casa solo due statuette, miglior attore protagonista Daniel Day Lewis e miglior Production Design. Niente premio alla regia per Spielberg, battuto da Ang Lee con Vita di Pi. Gli Oscar per Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan rimangono, per adesso, gli unici nella bacheca di casa Spielberg.
Quella dal 15 al 26 maggio sarà la terza passeggiata del regista statunitense sulla Croisette. Nel 1976 Spielberg, infatti, aveva vinto il premio per la miglior sceneggiatura con Sugarland Express e, sei anni più tardi, proprio in Costa Azzurra aveva presentato l’anteprima di ET.
Nel frattempo è già partito il toto-Cannes. Voci autorevoli di Francia fanno i nomi, tra gli altri, di Woody Allen (Blue Jasmine), Steven Soderbergh (Behind the candelebra) e dei fratelli Coën (Inside Llewyn Davis). Tra i cittadini o gli originari del Belpaese, ci sarebbero Paolo Sorrentino (La grande bellezza) e Sofia Coppola (The Bling Ring).
Giuliana Gambuzza