«Loro non lo sanno, ma io sono indistruttibile, e sai perché? Perché sono il più grande ‘perditore’ di tutti i tempi». Aveva ragione il ragionier Fantozzi, perché dopo cinquant’anni non ha ancora perso. Era il 27 marzo 1975 e nelle sale usciva il primo film della serie dedicata a Ugo Fantozzi. Oggi si festeggia il compleanno di una delle maschere più iconiche della cinematografia italiana. Il personaggio era del tutto la creatura di Paolo Villaggio: non solo lo interpretava, ma lo aveva anche creato. La pellicola venne diretta da Luciano Selce e fu un enorme successo: incasso più alto della stagione 1974-1975 e proiezione al cinema per otto mesi di fila. Dalla prima uscita nacque una lunga saga fatta di 10 titoli, iniziata cinquanta anni fa e finita nel 1999 con Fantozzi 2000 – La clonazione. Dopo mezzo secolo la Cineteca di Bologna omaggia il primo capitolo della serie, proiettando il 27 marzo la versione restaurata di Fantozzi.
Il personaggio – Ugo Fantozzi è un ragioniere, sfortunato impiegato della Megaditta. La sua vita si ripete sempre uguale a sé stessa: una disperata corsa per timbrare il cartellino, una nuvoletta piovosa che lo segue anche nei giorni di ferie, partite di tennis e calcio giocate nei peggiori campi di provincia, avvolto in una fitta nebbia. Fantozzi non era un personaggio comico, e per questo parlava a tutti: era una tragicommedia dell’uomo comune. Paolo Villaggio definì Fantozzi come «il personaggio più tragico della letteratura italiana», era un “coglionazzo”, come viene chiamato nel film, un uomo intrappolato dalla e nella società. Una vita che neanche a casa trovava salvezza. Nelle quattro mura domestiche il protagonista era del tutto il prodotto della cultura medio borghese a cui aspirava. Goffamente tenta di interpretare il padre padrone sulla moglie e sulla figlia, di possedere le poche e inutili certezze che gli sono rimaste. Fantozzi è “l’eroe” ma funziona perché è anche, in qualche modo, il cattivo. Fa tenerezza ma non per la sua bontà o cordialità, ma proprio perché non lo è, opponendosi ai suoi aguzzini come una persone mediocre, a tratti egoista e del tutto servile. Eppure, è simpatico perché è reale, perché è umano (parafrasando l’attore) e perché l’Italia del 1975 si rivedeva in lui. Per Villaggio «Fantozzi è un subitore perfetto che ha liberato tutti dalla spiacevole sensazione di sentirsi unici nel proprio essere sfigati».
Origini – Fantozzi nasce dall’esperienza personale di Paolo Villaggio, quando era impiegato alla Cosider, azienda metallurgica di Genova. A partire dai suoi ricordi, l’eclettico artista genovese iniziò a scrivere i primi racconti per il settimanale L’Europeo, fino a scrivere un libro con Rizzoli nel 1971 che fu un successo. Da questi spunti prese vita il film, ispirandosi anche ai cartoni animati di cui Villaggio era grande appassionato. Ma l’ideatore della saga era innanzitutto uno scrittore e le sue invenzioni linguistiche danno forza anche ai suoi film. I congiuntivi sbagliati o le immagini assurde come la «poltrona di pelle umana» e il «megadirettore galattico», fino ad una delle più celebri uscite del personaggio: «Per me… La Corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca!». A Fantozzi non piacevano i film russi, ma ai russi piaceva Fantozzi. Il film infatti fu un successo anche all’estero, in particolare nella Russia Sovietica dove paragonarono Villaggio a Gogol per la critica allo sfruttamento del lavoro umano, nella sua versione grottesca. La commedia dell’assurdo dove tutto è estremamente fantozziano. Parola che è anche entrata anche nel vocabolario Treccani con il significato di «penoso, impacciato e servile».
Il micromondo fantozziano – La fortuna di Fantozzi sono anche i compagni di disavventure del protagonista, maschere uniche nel loro genere. Tra questi Mariangela, unica figlia del ragioniere, a tratti scimmiesca e di cui spesso il padre si vergogna. È stata interpretata da Plinio Fernando, che si è ritirato dal cinema nel 1994. Altro personaggio fondamentale è la moglie di Fantozzi, Pina. Un fascino di certo non fatale ma un’interpretazione eccezionale proposta nei primi film da Liù Bosisio e poi da Milena Vukotic. Unico amico è invece il ragionier Filini, spesso colpevole dei drammi di Fantozzi. L’attore Gigi Reder è morto nel 1998 e non ha quindi potuto partecipare all’ultima pellicola della serie. Vi è poi il “cattivo”, il Megadirettore Galattico Balabam, padrone e capo assoluto. Paolo Paoloni gli ha dato vita ed è morto nel 2019. C’è poi la signorina Silvani, collega e amore extramatrimoniale del protagonista, capace di sfruttare l’infatuazione del ragioniere per ottenere ogni tipo di favore. Era interpretata da Anna Maria Mazzamauro, ancora oggi eterno volto del personaggio. E alla fine c’è Paolo Villaggio che Ugo Fantozzi lo ha dipinto sulla sua persona: difficile riuscire a separare i due volti. L’attore genovese è scomparso a Roma nel 2017.