«Il giornalismo deve superare il baccano delle notizie false». A dirlo è Mark Thompson, CEO del New York Times ex capo della BBC. All’interno del Palazzo Feltrinelli, Enrico Mentana, direttore di Tg la7, ha incalzato un giornalista del giornale più famoso del mondo. E l’ha fatto ragionando sul fenomeno delle fake news: sulla loro nascita, la diffusione sempre più capillare e i soggetti che di notizie false si stanno “nutrendo”.

La giornata è significativa. Il sette aprile. Una manciata di ore prima, il presidente americano Donald Trump ha dato il via al lancio di missili nelle zone di guerriglia siriane. Una decisione inattesa, dopo che lo stesso Trump aveva più volte ribadito di non voler intervenire nel conflitto. Ma davanti ai media cambia idea e non tenta di nasconderlo. Non si smentisce. «Trump è un capo di Stato insolito per due motivi, – dice Thompson – è contraddittorio e non si cura delle conseguenze».

La sua elezione viene paragonata ai populismi che si stanno diffondendo in Europa: «La politica ha smesso di ascoltare il proprio Paese e di interrogarlo. I populisti sono stata la ricetta più facile da scegliere». Un’elezione, quella di Trump, che non era stata supportata dai media. Forse, arrivata deflagrante proprio perché non supportata dai media.

Un ragionamento, quello del giornalista angloamericano, applicabile a qualsiasi politico. «I discorsi di politici e quotidiani sono noiosi. La gente ha bisogno di verità, la cerca. E la vogliono anche i giovani». Un’affermazione in controtendenza in un periodo in cui la crisi della carta stampata, di solito associata a una maggiore qualità, è sempre più marcata. A differenza, invece, dei social: molto seguiti ma diffusori di notizie false. «Il digitale è fondamentale. Ma non per questo si deve rinunciare alla qualità. L’apporto di giornalisti professionisti che possano dare informazioni vere è ancora necessario. Adesso più di prima. Ma serve rendere più appetibile quello che sui social rischia di trasformarsi in rumore informativo. La buona informazione deve farsi sentire».

Un’overload di notizie, quelle che fluiscono da Internet, che non è sempre possibile fermare e verificare. Soprattutto ora che l’informazione cartacea sta cedendo il passo al web.«La differenza rispetto al passato è che i lettori di oggi sono disposti anche a pagare per ricevere notizie, lo fanno già con app e videogiochi, – ha concluso Thompson – ma il giornalismo deve cambiare. Deve raggiungerli, farlo con serietà e imporsi sul gran formicaio di chi scrive senza attenersi ai fatti. A partire dai social».