tffIo sto con i sindacati. Questa in poche parole la motivazione che ha spinto Ken Loach, a rifiutare il premio alla carriera che il Torino Film Festival gli aveva assegnato. In un lungo comunicato stampa il regista ha esposto il suo punto di vista su una questione che rischia di diventare internazionale: l’esternalizzazione alla Cooperativa Rear dei servizi di pulizia e sicurezza del Museo del Cinema.

Ad agosto lo stesso gruppo Rear aveva mandato a Loach tutta la documentazione sui licenziamenti subiti. E Loach, famoso per aver dedicato moltissime delle sue pellicole alle lotte sociali operaie, ha deciso di schierarsi dalla loro parte e di non partecipare alla manifestazione cinematografica.

«Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? – si legge nel comunicato–  non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.»

Non è d’accordo però Il Museo Nazionale del Cinema di Torino che anzi ribatte accusando Loach di non essere ben informato sui fatti e rivendica un comportamento corretto e in linea con le «le normative ministeriali e dei contratti di lavoro in essere». Alberto Barbera, direttore del Museo, aggiunge «Gli ho riscritto per la terza volta, parliamo di questa vicenda dai primi di agosto. Sei fuori strada, Ken. Capisco che sei sensibile ai problemi del lavoro, che ne hai fatto il centro del tuo cinema. Ma non c’è una sola verità. Qui non è stato licenziato nessuno».

Anche Maria Grazia Grippo, responsabile della comunicazione esterna della Cooperativa Rear, si dice in disaccordo con le affermazioni di Loach, ammette che ci siano state delle decurtazioni salariali, ma per quanto riguarda i licenziamenti, come si legge su Corriere.it,  è categorica: «Alcuni dipendenti sono stati esclusi (…) Si sono comportati in modo non previsto dal regolamento e sono stati allontanati per violazione dello statuto o, nei casi più gravi, del codice disciplinare. Se un dipendente mette le mani addosso a un collega, si licenzia e la questione si risolve in una normale causa di lavoro. Il signor Loach è stato male informato».

Maria Elena Zanini