Perdere il lavoro per aver coperto, in una foto, la telecamera di un collega. Si tratta di un’alterazione, certo, ma è davvero “sostanziale”? La risposta è sì per l’Associated Press, che non comprerà più i lavori di Narciso Contreras. Perché le foto di AP «devono sempre dire la verità» e una di quelle che il freelance messicano ha scattato in Siria non la dice. E pazienza se, proprio con una serie di immagini con la stessa ambientazione, il fotografo abbia vinto il Premio Pulitzer 2013.
La collaborazione con AP del fotografo freelance è finita dopo l’ammissione che una scatto catturato il 29 settembre scorso nella Siria sconvolta dalla guerra civile è stato manipolato. Contreras ha “clonato” parti dello sfondo su cui si muoveva un combattente dell’opposizione siriana per nascondere la videocamera di un altro giornalista, che compariva nell’angolo in basso a sinistra. Un’alterazione meno eclatante del missile iraniano aggiunto ad altri tre reali in una foto diffusa dalla France Press nel 2008 o del fumo nero fatto passare sopra Beirut da un collaboratore della Reuters due anni prima. È bastata però per decidere l’esclusione dall’agenzia di Contreras. Che ieri a Buzzfeed si è detto pronto «ad assumermi le conseguenze» di un gesto compiuto «in un momento di forte stress».
«La reputazione di AP è della massima importanza e reagiamo in modo deciso e vigoroso quando viene macchiata da violazioni del nostro codice etico», ha spiegato il vicepresidente e direttore della fotografia Santiago Lyon, che sullo specifico episodio ha commentato: «Rimuovere deliberatamente elementi dalle nostre fotografie è del tutto inaccettabile, per questo abbiamo rotto ogni legame con il fotografo freelance in questione. Non lavorerà più per AP a nessun titolo».
Si tratterebbe dell’unica immagine venduta all’agenzia americana che il fotografo avrebbe manipolato: sono salve dunque anche le sei che hanno fatto guadagnare all’agenzia, insieme a quelle di altri quattro fotogiornalisti, il Premio Pulitzer 2013, sezione “Breaking News Photography”.
Sono i singoli codici di comportamento delle agenzie giornalistiche a precisare dove finisce il fotoritocco e inizia la manipolazione. Quello dell’Associated Press, per esempio, consente “minimi aggiustamenti con Photoshop” come ritagli o conversione bianco e nero. Non accetta invece modifiche nella densità, nel contrasto, nel colore e nei livelli di saturazione che “alterino in modo sostanziale” la scena originaria. Una formula che fa capire come, in piena era digitale, non sempre esistano criteri oggettivi – numeri, misure, parametri – per stabilire che cosa “tarocca” e che cosa perfeziona e basta. Compresa la rimozione della telecamera di un collega.
Giuliana Gambuzza