Se la campagna è elettorale il salotto è politico. Lo sa bene Silvio Berlusconi, che ultimamente non passa giorno senza apparire in televisione. Lo sanno bene anche le reti televisive italiane, che propongono quotidianamente talk show di approfondimento politico. Lo sanno un po’ meno bene – invece – i telespettatori, che dimostrano di non subire in questo senso il fascino delle prossime elezioni.

I dati di ascolto dei programmi politici

Silvio Berlusconi ospite a "Servizio Pubblico"

Queste le conclusioni che emergono dall’analisi dei dati d’ascolto dei vari Ballarò, Quinta Colonna, Spazio Pubblico e Porta a Porta. Fatta eccezione per il recente exploit del programma di Santoro su La7, che il 10 gennaio 2013 con ospite Berlusconi ha totalizzato il record di rete con 8 milioni e 670 mila spettatori, pari al 33,58 per cento di share, l’ascolto medio degli altri programmi di attualità politica si è mantenuto stabile rispetto ai dati dello scorso anno.

Lunedì 14 Gennaio Ballarò ha interessato 5.147.000 telespettatori con il 17.46% di share, superando di poco gli ascolti medi di ottobre 2012, che oscillavano dal 13 al 16 per cento di share. Quinta Colonna, il programma di approfondimento politico di Rete4, presenta una ascolto medio da ottobre 2012 ad oggi di 1 milione e mezzo circa di telespettatori, con uno share attorno al 7 per cento. Lo stesso vale per Porta a Porta di Bruno Vespa. Il programma di Rai1 in seconda serata ha una media che si aggira attorno ai due milioni di spettatori e uno share che  ondeggia tra il 18 e il 20 per cento. Non fa eccezione neanche Piazzapulita, il talk show politico di La7, che l’11 ottobre 2012 aveva registrato il proprio record stagionale con 1.649.783 spettatori, e il 14 Gennaio 2013 ha raggiunto, con in studio Vendola e Giannino, un pubblico di un milione e 400 mila persone.

Un confronto che innesca due possibili considerazioni. La prima è il sospetto che le persone che si sintonizzano sui salotti politici televisivi siano, in fin dei conti, sempre le stesse. E che la grande maggioranza dei telespettatori italiani non provi in realtà molto interesse per i dibattiti politici, nonostante le elezioni siano sempre più vicine. La seconda riguarda la capacità degli ospiti in studio di catalizzare l’attenzione del pubblico. Lo share, e quindi la capacità di coinvolgere nuovi spettatori, sembra aumentare in base alla popolarità del politico di turno e alla sua capacità di creare polemica, come nel caso di Berlusconi a Servizio Pubblico. E così le arene politiche, nate come luogo di confronto di idee, si trasformano in ring dove l’unica prospettiva è lo scontro frontale.

Alessandro Minissi