Può una sola stanza contenere 150 anni di storia? E’ quanto ha provato a fare la Stampa aprendo i suoi archivi per una mostra speciale in occasione dell’ anniversario del giornale. L’Italia del 1867, quando Vittorio Bersezio e Casimiro Favale fondarono a Torino la “Gazzetta Piemontese”, sembra distante anni luce da quella di oggi. Ma il percorso allestito da Cynthia Sgarallino (intervistata qui da Valerio Berra) aiuta giovani e meno giovani a riannodare i fili della storia, del Paese e del mondo, ricollegando svolte, eventi e fenomeni che hanno segnato l’ultimo secolo e mezzo.

Difficile annoiarsi, visitando il percorso allestito a Palazzo Madama, lo storico edificio di Piazza Castello che ospita anche le collezioni del Museo civico d’arte antica di Torino. Pochi i testi e i pannelli descrittivi: l’esposizione punta tutto sul coinvolgimento diretto dei visitatori tramite documenti, fotografie, registrazioni audio e contributi video. Oltre alle prime pagine storiche del giornale, naturalmente, che dominano la scena incantando e sorprendendo anche i lettori più attenti alla memoria degli eventi.

Se i visitatori si muovono liberamente tra attrazioni visive e sonore nell’unica, grande stanza al pianterreno di Palazzo Madama, il percorso allestito dalla curatrice invita a ripercorrere la storia degli ultimi 150 anni – del giornale e del mondo – attraverso tredici sezioni: dalle lotte per i diritti alle migrazioni, di ieri e di oggi, dagli anni della violenza politica e del terrorismo alle mode e gli svaghi degli italiani. Senza perdere di vista il ruolo di mediazione e di dialogo del quotidiano. La prima sezione, non a caso, è dedicata alla redazione, quel piccolo edificio fatto di persone, idee e strumenti di connessione – anch’esso transitato attraverso mille evoluzioni – da cui ogni giorno i “professionisti della notizia” tentano di raccontare il mondo che cambia.

Impossibile ricordare nello spazio di una mostra tutti gli avvenimenti-chiave di quindici decenni di storia, spesso drammatici, a volte esaltanti, al centro della quale sta l’inesauribile Secolo Breve di Eric Hosbawm. Eppure la ricchissima collezione di fotografie – ben 486 scattate da oltre cento autori – ha il merito di rievocare ricordi unici ai visitatori più anziani, di stupire e far scoprire pezzi di storia sconosciuti ai più giovani.

Dalla mostra, emerge chiara poi la “doppia anima” del quotidiano di proprietà del gruppo Fiat. Da un lato, attento e proteso sugli eventi di tutto il pianeta, da ben prima che la globalizzazione fosse realtà scontata: le prime pagine sulle grandi svolte americane, i grandi inviati e reporter di guerra, ultimo tra i quali quel Domenico Quirico sequestrato per cinque mesi nell’inferno del conflitto siriano. Dall’altro, ben ancorato e in dialogo costante con la città e con il Nord-Ovest: le foto di Torino, cui è dedicata una sezione ad hoc, ed il filo diretto con i lettori-cittadini mai interrotto dal lancio della rubrica “Specchio dei tempi” da parte di Giulio De Benedetti nel 1955.

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Se i visitatori sono liberi di “fluttuare” tra prime pagine ed eventi, insomma, a siglare la mostra sono proprio loro, i direttori del giornale succedutisi negli ultimi cinquant’anni. Da Arrigo Levi (1973-1978) a Maurizio Molinari (dal gennaio 2016), sono loro a raccontare l’evoluzione de la Stampa e del giornalismo italiano. Con tante sfumature e una certezza: dalla sua nascita sino ad oggi, la professione non smette di stupire e di dividere, e deve confermare il suo ruolo ogni giorno, tra sfide e nemici vecchi e nuovi.

La mostra – biglietto standard 5 € – è aperta a Palazzo Madama sino al 22 maggio 2017.

Servizi video a cura di Felice Florio e Lorenzo Nicolao

Fotografie di Nicola Baroni e Sara Del Dot