Vasco al Modena Park nel 2017
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

70 anni e non sentirli“. Una frase fatta che sembra fatta apposta per Vasco Rossi, il re del rock nostrano, che oggi, 7 febbraio 2022, compie metà secolo + 20. L’energia del Komandante però resta la stessa e sembra non essere passato un giorno dall’ esordio di 45 anni fa. Una vita “spericolata”, vissuta sempre “al massimo” e fatta di successi: 34 album, 191 canzoni. Dal 1977 a oggi il Blasco ha venduto 40 milioni di dischi e continua ad affascinare tre generazioni diverse. Un pubblico di fedelissimi che regala ogni volta al cantautore concerti sold out: è successo anche con “Vasco Live ‘022“, il nuovo tour che, dopo due anni di pandemia, partirà il 20 maggio 2022.

Gli esordi – Vasco nasce a Zocca, comune modenese di quasi 5mila abitanti, nel 1952 da padre autotrasportatore e madre casalinga. Appassionata di musica, lo iscrive a scuola di canto e da lì inizia la sua lunga storia d’amore con le sette note. A 14 anni entra a far parte del primo gruppo, i “Killer“, poi “Little Boys“. In quegli anni, scappa di casa e va a vivere da una zia, poi a Bologna con alcuni amici per studiare Economia e commercio. Ma lascia la facoltà e tenta Pedagogia, poi a otto esami dalla laurea mollerà anche quella. Vasco non riesce a stare sui libri, vuole fare musica. Nel 1975 fonda a Zocca con l’amico Marco Gherardi Punto Radio, un’emittente “pirata“, visto che solo l’anno successivo verrà riconosciuto incostituzionale il monopolio Rai sulle trasmissioni. Mentre il primo 45 giri è del ’77 e si chiama Jenny/Silvia“. I due brani del disco entreranno anche nel suo primo album, uscito l’anno successivo, “Ma cosa vuoi che sia una canzone” (dove “Jenny” diventa “Jenny è pazza”). Nel 1979 è la volta di “Non siamo mica gli americani!” e nasce un grandissimo successo del Blasco: “Albachiara“, canzone votata nel 2020 dagli ascoltatori di “I Love my radio” come la più amata degli ultimi 45 anni. Lo stesso anno Rossi perde suo padre: «Non ero pronto – ha detto in un’intervista a Vanity Fair – È morto nel 1979, di un malore, aveva 56 anni. È stato come cadere a terra e rialzarmi, improvvisamente adulto».

Il successo – Il 1980 è l’anno di “Colpa d’Alfredo“, il terzo album. I primi lavori non ottengono un largo successo di pubblico: viene trasmesso principalmente da piccole emittenti libere perché il linguaggio volgare e l’atteggiamento spregiudicato di Vasco lo rendono un personaggio inviso alle radio maggiori che in molti casi lo censurano e lo criticano aspramente. Per esempio, il giornalista Nantas Salvalaggio, dopo una sua esibizione a Domenica In dove canta “Sensazioni forti“, parla di Vasco chiamandolo “ebete”, “cattivo” e “drogato”. Lui risponde con “Vado al massimo“, canzone con cui il rocker si presenterà da esordiente al Festival di Sanremo del 1982. Non si classifica tra i primi gradini del podio ma la manifestazione sarà un importante trampolino di lancio per la sua carriera. Nello stesso anno riceve anche il primo riconoscimento ufficiale: il Premio Nazionale de “Il Paroliere” come rivelazione dell’anno con “Ogni volta“. Partecipa anche al Festival del 1983 con “Vita spericolata“. Arriva penultimo e fa scalpore quando, criticando aspramente l’uso del playback, lascia il palco prima della fine della performance. E pensare che sul palco di Sanremo i suoi brani sono tornati più volte: nel 2012 riceve l’invito come super ospite della serata finale, mentre quest’anno Rkomi ha scelto di eseguire un medley delle sue canzoni più famose per quella delle cover e dei duetti. Esce l’album “Bollicine” e Vasco fa la rivoluzione nel mondo musicale di quegli anni: resta in classifica per 35 settimane e vende oltre 1 milione di copie, il quinto album più venduto dell’anno. Nel 2012 viene messo dalla rivista Rolling Stone al primo posto nella lista de “I 100 migliori album italiani“. Della fine degli anni ’80 è l’album “C’è chi dice no“. Il brano che dà il titolo all’intera raccolta racchiude tutta l’essenza del Komandante: la voglia di non omologarsi e di non pensare secondo i luoghi comuni. Il suo spirito ribelle è quello che piace al pubblico che, proprio in quegli anni, inizia a diventare sempre più numeroso e porta Rossi a organizzare i concerti negli stadi, diventati poi elemento imprescindibile della sua attività artistica.

La maturità artistica – Gli anni ’90 e 2000 sono ricchi di nuovi successi, grandi eventi e di bilanci. Dal 1990 a oggi Vasco pubblica 23 album: nove in studio, dieci dal vivo, quattro raccolte. Con “Gli spari sopra” del 1993 vince dieci dischi di platino e vende più di un milione di copie. Si consolida la sua fanbase con i “concertoni” in Italia e non solo: nel 2010 con il suo Tour Europe indoor suona a Londra, Bruxelles, Zurigo, Berlino. E nel 2017 è entrato di diritto nel Guinness dei primati con il record mondiale di oltre 800mila spettatori paganti in un concerto solista al Modena Park. Mentre a novembre 2021 è uscito “Siamo qui“, diciottesimo album in studio di Vasco che gli regala l’ennesimo traguardo di una carriera infinita: essere primo in classifica degli album più venduti in cinque decenni differenti.