Screenshoot di un geo-blocking di una seria televisiva della Bbc

Screenshoot di un geo-blocking di una serie televisiva della Bbc

Netflix è arrivato da pochi mesi in Italia e ha ricevuto subito il plauso dei navigatori. La rivoluzione streaming si è già diffusa in 130 Paesi e non accenna a fermarsi. Nonostante il catalogo nostrano non sia ancora al passo con quello statunitense, il network italiano può vantare serie di successo. “Daredevil”, “Jessica Jones” o “Narcos”, solo per citarne alcune. Bastano circa 8 euro mensili per avere accesso illimitato a una vasta scelta. Eppure i pirati dello streaming – quelli della vecchia guardia che si avventurano nei meandri del web 2.0 pur di guardare gratis le loro serie televisive- non si arrendono e sono disposti a tutto per aggirare il loro acerrimo nemico: il “geo-blocking”. Un divieto utilizzato dai fornitori dei servizi sul web per limitare l’accesso ai contenuti in base al Paese in cui ci si connette. Il blocco non affligge solo i pirati, ma anche chi ha sottoscritto un abbonamento e vuole visualizzarne i contenuti quando si trova all’estero.

Strano ma vero, l’Unione europea sembra volere adottare delle misure per abolirlo. Secondo indiscrezioni del Financial Times, l’iniziativa sarebbe stata di Margrethe Vestager, commissario alla concorrenza dell’UE dal 2014. La leggenda narra che la donna si trovasse a Bruxelles per assumere l’incarico di commissario. Per scaricare la tensione decise di guardare online una delle sue serie televisive preferite. Purtroppo per lei, il geo-blocking non permetteva di visualizzare dal Belgio lo show che faceva parte di una compagnia danese.

La Commissaria Europea alla Concorrenza Margrethe Vestager

La Commissaria Europea alla Concorrenza Margrethe Vestager

Il luglio scorso la Vestager si è scagliata contro Sky e sei colossi dell’industria cinematografica statunitense: Walt Disney, NBCUniversal, Paramount Pictures, Sony, 20th Century Fox e Warner Bros. L’accusa? Avrebbero fatto accordi per impedire ai consumatori di fruire altrove in Europa, sia online che via satellite, dei servizi disponibili in Regno Unito e Irlanda.

L’accesso al proprio abbonamento PayTv, quando ci si trova all’estero, non è regolamentato. I cittadini europei dovrebbero avere la possibilità di sottoscrivere abbonamenti per servizi streaming di altri Paesi. Per fare un esempio: se vi fosse stata una regolamentazione in merito in Italia si sarebbe già potuto usufruire da tempo di Netflix. Nel nostro Paese è arrivato ad ottobre, ma in altri Stati, come Francia e Germania era già attivo da mesi.

Secondo la Vestager, lo streaming dei servizi a pagamento violerebbe le normative del Mercato Unico Europeo. Il testo, al vaglio dell Commissione, sembrerebbe andare nella direzione stabilire l’unicità territoriale di un contratto sottoscritto in un paese europeo. La proposta sta già scontentando i proprietari delle piattaforme specializzate. Nonostante ciò, l’esecutivo procede dritto per la sua strada, convinto che questa innovazione porterà, a partire dal 2017, enormi vantaggi alla sottoscrizione dei contratti di utilizzo.

 Flavio Bianco