È la migliore al mondo, davanti a Oxford e Cambridge. E lo è per il terzo anno di fila. La Sapienza di Roma vince nell’ambito degli studi classici e di storia antica secondo la classifica di Quacquarelli Symonds che, ogni anno, valuta i migliori atenei per disciplina accademica.

54 materie valutate – La classifica dell’azienda britannica QS, per la sua tredicesima edizione, è basata sulla comparazione di 15.700 programmi universitari svolti in 1.594 università di 93 Paesi. Tra le 54 materie prese in considerazione, quest’anno ci sono tre novità: sono state incluse Data science, Storia dell’arte e Marketing. I corsi sono raggruppati in cinque grandi aree tematiche: Arte e Studi umanistici, Ingegneria e Tecnologia, Biologia e Medicina, Scienze naturali, Scienze sociali e Management.

L’Italia sul podio – Dietro la Sapienza, nello stesso campo accademico, la Normale di Pisa ottiene il quarto posto mondiale, recuperando due posizione rispetto all’anno scorso. Ma i risultati eccellenti non sono una rarità chiusa nei dipartimenti di alcuni istituti. A essere premiata è tutta l’istruzione italiana a livello universitario. Il nostro Paese è il settimo al mondo per numero di piazzamenti nelle classifiche dei migliori dieci, con una crescita della performance complessiva del 6,8% rispetto al 2022, ed è il terzo in Europa dopo Paesi Bassi e Svizzera. Sono 56 gli atenei italiani in classifica e hanno ottenuto 530 posizionamenti. Tra le migliori Università spicca il Politecnico di Milano che guadagna il settimo posto per Ingegneria meccanica, aeronautica e manifatturiera, mentre scivola in ottava posizione (dalla quinta del 2022) in Arte e design, resta decimo in Architettura e raggiunge il 34esimo posto in Matematica, con una rapida crescita dal 59esimo dell’anno scorso. Grandi progressi anche per l’Università Luiss Guido Carli che in Politica e studi internazionali passa alla 14esima posizione (dalla 22esima), in Studi di business e management arrivando 46esima (da 59esima) e in Legge a 47esima (da 82esima). La Bocconi conferma ottime posizioni ma con leggeri cali in classifica rispetto al 2022: settimo posto in Studi di business e management (dal sesto), stabili marketing all’ottavo ed economia al 16esimo, scende Contabilità e finanza dal 15esimo al 17esimo. Ma non siamo un Paese di sole facoltà umanistiche. Le competenze scientifiche rientrano in classifica con Farmacia e Farmacologia (29esima da 34esima dell’2022) dell’Università degli Studi di Milano e con i buoni risultati del Politecnico di Torino: 15esima posizione per Ingegneria del petrolio (da 16esima), 26esima per Ingegneria meccanica, aereonautica e Manifatturiera (da 31esima) e 38esima per Ingegneria Elettrica ed Elettronica (da 43esima).

Criteri della classifica – La graduatoria si basa sull’incrocio di cinque indicatori: la reputazione accademica, basata sul giudizio di 130 mila accademici a cui è stato chiesto di indicare le migliori dieci università sul territorio nazionale e 30 università internazionali. Seguono la reputazione dei laureati presso più di 75 mila datori di lavoro, il numero di citazioni di articoli di ricerca, l’impatto delle ricerche svolte e la capacità dell’istituto di stimolare la collaborazione di ricerca internazionale.

Cervelli in fuga – Sì, è bravo, ma non guadagna. Potrebbe essere questa la versione adattata ai laureati del classico motto che riecheggia tra le mura scolastiche. Una volta ottenuto il titolo di dottore, quegli stessi ragazzi che in Italia hanno frequentato le migliori università (che come certifica la classifica di QS sono anche tra le migliori al mondo) si trovano a guadagnare meno dei loro colleghi europei. Precisamente il 41,8% in meno. Un laureato di secondo livello che si è trasferito all’estero, a un anno dal conseguimento del titolo, guadagna 1.963 euro netti, il suo omologo che decide di restare in Italia ne percepisce 1.384. Non stupisce che siano molti ad aver fatto la prima scelta: oltre 120mila tra il 2012 e il 2021.