Milano mette in campo nuove misure sperimentali per combattere il “caro affitti” ed aiutare i giovani e le famiglie in difficoltà durante l’emergenza Covid, che ha generato una crisi sia economica che sociale. Il tentativo è di agevolare una maggior diffusione dei contratti di locazione a canone concordato, l’affitto convenzionato della durata di 3 anni (più 2 di possibile rinnovo) che prevede un canone più basso rispetto ai livelli di mercato e garantisce agevolazioni fiscali a favore del proprietario per compensare l’eventuale minor reddito. Per questo il comune meneghino, in collaborazione con l’Agenzia Sociale per la Locazione – Milano Abitare, ha pubblicato due bandi relativi all’iniziativa. Il progetto è indirizzato a tutte le famiglie e i cittadini under 35 con un Isee pari o inferiore ai 30mila euro e fa riferimento a tutti gli immobili che risultano non locati a partire dal 17 dicembre, data della pubblicazione dell’avviso comunale.

Il “Superaffitto” per aiutare giovani e famiglie in difficoltà – Credits: Ketut Subyianto

I bandi – Il primo bando è il cosiddetto “superaffitto” e prevede uno stanziamento di 1,2 milioni di euro, messi a disposizione per contratti di locazione con importo massimo annuale di 9.600 euro, che coprirà cinque mensilità all’anno con un tetto massimo di 2mila euro, fino a un totale complessivo di 10mila euro previsto dal limite di tempo massimo di cinque anni del contratto. Le mensilità saranno versate con bonifico sul conto del proprietario in un’unica rata negli ultimi cinque mesi di ogni anno.

Il secondo bando è denominato “superaffitto breve” e consiste in uno stimolo di 100mila euro dedicato alle locazioni brevi, durata massima di 18 mesi, relativi a case o stanze, a disposizione di giovani, lavoratori e studenti con età compresa tra i 20 e i 35 anni.

Per entrambi i bandi dovrà essere il proprietario degli alloggi, su richiesta dei propri inquilini, ad effettuare la domanda online per aderire all’iniziativa.

Il mercato degli affitti – Tra marzo e settembre del 2020, secondo i dati di Immobiliare.it, l’offerta di case in affitto a Milano è aumentata del 68% rispetto all’anno precedente, accrescendo il divario sempre più grande con la domanda, che ha subìto un forte calo a causa della pandemia. L’emergenza coronavirus ha costretto in molti a ricorrere a didattica a distanza, smart working e South working, generando uno svuotamento dei poli lavorativi e delle città universitarie. Queste ultime hanno registrato un picco nella disponibilità delle stanze milanesi, che ha raggiunto un incremento del 290% ad agosto rispetto al 2019: moltissimi appartamenti da affittare e nessun acquirente interessato.

Nonostante questo, secondo i dati dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa, i prezzi dei canoni di locazione milanesi sono rimasti invariati, seppur con una notevole inversione di marcia rispetto al passato, che ha interrotto il trend dei rincari degli anni precedenti, in crescita progressiva dal 2015 al 2019.

Dati Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa sulla variazione dei canoni di locazione 2019-2020

Nel primo semestre del 2020 i canoni di locazione di Milano hanno registrato un ribasso: -1,7% per i monolocali, -2,5% per i bilocali e -2,3% per i trilocali. Il calo maggiore è avvenuto nell’area Navigli – Famagosta (-5,4% per i monolocali, -6,8% per i bilocali e -5,5% per i trilocali) assieme al Centro città. La causa principale è stata proprio l’immissione sul mercato di immobili con destinazione turistica sia per studenti universitari e lavoratori fuori sede che a causa del Covid hanno liberato le loro abitazioni.

I dati – Come mostrano i dati relativi ai contratti di locazione del primo semestre 2020, si parla di un calo a livello nazionale della formula a canone libero (da 55,1% a 52,0%) e di un aumento dei contratti a canone concordato (da 29,5% a 31,4%) e dei contratti transitori (15,4% a 16,6%) rispetto al 2019. In particolare quest’ultimo dato evidenzia l’aumento del ricorso al canone transitorio: tutti i proprietari di case destinate all’affitto turistico collocate sul settore residenziale hanno optato per questa tipologia di contratto al fine di non vincolare l’immobile per troppo tempo e poter poi ritornare allo short rent in caso di un’inversione di trend dei flussi turistici.