Il primo prestito è arrivato ma metà è già in fumo. Il governo Gentiloni ha fissato a 600 milioni di euro la quota massima di finanziamenti pubblici da investire nel salvataggio di Alitalia: sono i soldi di cui la compagnia ha bisogno per volare nei prossimi sei mesi. A quel punto finirà il commissariamento e si arriverà ad un bivio: vendere o fallire. Venerdì 5 maggio sono arrivati i primi 220 milioni. Buona parte di questa somma, 128 milioni, sono stati depositati nella Iata, l’organizzazione internazionale che raggruppa tutti i vettori del mondo. Una garanzia per continuare a far volare Alitalia, ma la situazione della compagnia di bandiera sta diventando sempre più critica.

Il debiti sul carburante – 350 milioni. A tanto ammonta il debito che Alitalia ha contratto per permettere ai serbatoi dei suoi aerei di essere sempre carichi. La compagnia aveva sottoscritto un’assicurazione con tre banche per mantenere fisso il prezzo del carburante: Intensa San Paolo, Unicredit e Mps. Il sistema di riferimento era quello delle plusvalenze e minusvalenze e la soglia stabilita era di 68 dollari al barile. Se il prezzo saliva, le banche coprivano la differenza. Se invece scendeva sarebbe stata la compagnia area a contrarre debiti con le banche. Il prezzo del carburante è sceso spesso sotto questa soglia e così le banche sono arrivate ad avere un credito verso Alitalia di 350 milioni di euro. Ora Luigi Gubitosi, che coordina i tre commissari incaricati da Gentiloni, vorrebbe cancellare almeno parte del debito perché la soglia è più alta degli standard di mercato: tuttavia le tre banche sono anche azioniste di Alitalia.

Una flotta più piccola del previsto – Il valore segnato a bilancio di tutti gli aerei Alitalia è 444,8 milioni di euro. Una cifra alta, che sarebbe verosimile se tutti i veicoli fossero di proprietà della compagnia e, in un’eventuale trattativa con un acquirente, sarebbe la parte più pregiata da vendere. Ma molti degli arei sono in leasing e quelli interamente di proprietà sono 41 su un totale di 122, così il valore della flotta scende a 173 milioni. Anche questo dato tuttavia va scorporato: nel calcolo sono inclusi i motori di scorta, il materiale per la manutenzione e le riparazioni cicliche.

Neanche il Venezuela risparmia Alitalia – Fra tutti questi debiti se ne aggiunge uno da 50 milioni. Il caos dovuto alle proteste contro il presidente Nicolas Maduro rende molto difficoltoso il recupero di 50 milioni depositati in un fondo rischi a Caracas. Tutti i passeggeri che volavano in Venezuela non pagavano il biglietto direttamente alla compagnia area che li trasportava ma al governo, che poi provvedeva a ridistribuire questa cifra ai vettori. Un sistema curioso che ora però ha fermato questo tesoretto. La tratta per il Venezuela è oltretutto una delle più redditizie per la compagnia aerea.