L’Anas cambia guida con le dimissioni dell’amministratore delegato e direttore generale Gianni Vittorio Armani. A chiederle è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, che ha espresso all’ad del concessionario stradale la sua intenzione di non proseguire nella fusione tra la stessa Anas e Ferrovie, avviata dal precedente governo. Alle dimissioni di Armani hanno fatto poi seguito quelle di due consiglieri del consiglio d’amministrazione, Vera Fiorani e Antonella D’Andrea, e del presidente Ennio Cascetta con il conseguente decadimento del cda.

La vicenda – Le dimissioni di Armani erano nell’aria già da alcuni mesi. Lo scorso luglio aveva già salutato Renato Mazzoncini, ex ad di Fs, che insieme al suo omologo dell’Anas aveva messo in piedi questo matrimonio che aveva portato alla creazione di un polo integrato di ferrovie e strade da 11,2 miliardi di euro di fatturato. L’operazione era stata avvallata dal precedente governo Gentiloni ma era finita nel mirino della nuova maggioranza. Infatti sia Lega che Movimento 5 Stelle avevano espresso più di qualche perplessità su questa operazione, ritenendo un errore unire due colossi pubblici così diversi. Infatti, a settembre, in un’audizione alla Camera il ministro Toninelli aveva ricordato che «Anas e Fs non saranno un’unica società perché si tratta di due soggetti giuridici diversi e disomogenei. Fino ad oggi la fusione sembra essere stata dettata da motivi finanziari e di tornaconto personale per tutti quei manager che si sono visti moltiplicare lo stipendio». Da qui lo stop all’unione.

Le reazioni – Le dimissioni di Armani sono state subito salutate dal ministro Toninelli che su Twitter ha dichiarato: «Il vento sta cambiando anche in Anas. Al passato lasciamo sprechi, stipendifici e manovre meramente finanziarie. Per il futuro lavoriamo a una nuova Anas con meno gente dietro la scrivania e più tecnici che progettano, costruiscono e mantengono sicure le strade». Parole dure a cui hanno fatto seguito quelle del senatore pentastellato Elio Lannutti: «Finalmente Armani si è dimesso ma non creda che ora cadrà tutto nel dimenticatoio: il M5s verificherà la regolarità degli appalti concessi dall’Anas in Italia e all’estero per verificare le irregolarità e malefatte della sua gestione».

La fusione – Adesso la fusione tra i due gruppi rischia di saltare. La prossima settimana la nomina dei nuovi vertici da parte di Ferrovie, con l’avvallo del ministro delle Infrastrutture e del Ministero dell’Economia, delineerà il destino di Anas che sembra sempre di più destinato a tornare indipendente.