È stata annunciata in pompa magna come la più grande quotazione di Borsa della storia. La data non c’è ancora ma il mese indicato è quello di dicembre: Saudi Aramco, il principale gruppo petrolifero del mondo, debutterà ufficialmente sul listino di Riad. L’annuncio è arrivato domenica 3 novembre dal governo saudita che controlla per intero la società, seguito da un tweet dello stesso colosso che ha confermato «l’intenzione di quotarsi sul Tadawul, il Saudi National Stock Exchange». L’Ipo (Offerta pubblica iniziale) sarà presentata dopo molti rinvii e dopo il via libera dell’organo di vigilanza della Borsa saudita.
I dettagli della quotazione – Per adesso è rimasto deluso chi avrebbe voluto conoscere i dettagli dell’operazione: nei giorni scorsi la televisione di Stato saudita aveva indicato l’11 dicembre nella data per il debutto sui listini ma al momento il calendario è ancora tutto da decidere. Di certo c’è solo che il prospetto informativo dell’Ipo sarà presentato dall’Amministratore Delegato, Amin Nasser, il prossimo 9 novembre: in un’intervista alla televisione americana Cnbc ha fatto sapere che la quotazione di Aramco ha lo scopo di «rafforzare l’indice azionario saudita Tadawul». Sulle cifre dell’operazione invece, da domenica, i media sauditi e quelli finanziari di tutto il mondo hanno riportato diverse indiscrezioni: secondo Reuters, l’Ipo potrebbe avere un valore di 1,5 trilioni di dollari (in questo caso la capitalizzazione sarebbe superiore a quella di grandi colossi del Tech come Apple e Microsoft o i cinesi di Alibaba) e, parlando di quote azionarie, il Regno saudita potrebbe collocare sul mercato l’1% o il 2% del capitale di Aramco prima di procedere alla quotazione del gigante in un listino internazionale (in pole position ci sono NewYork e Parigi), per una vendita totale della società pari al 5%.
Mohammed bin Salman regista dell’operazione – Il vero regista della quotazione in Borsa di Aramco, ex American Arabian Oil Company, è il principe saudita Mohammed bin Salman che aveva lanciato l’idea per la prima volta nel gennaio 2016. È stato lui stesso nelle scorse settimane a valutare la società 2 miliardi di dollari ed è lui che ha voluto fortemente il collocamento in Borsa per compiere quello che viene chiamato “Vision 2030”, ovvero il suo piano di riforma che ha l’obiettivo di diversificare l’economia saudita, rendendola meno dipendente dal fatturato ricavato con le vendite di petrolio. La quotazione di Aramco però ha anche uno scopo legato alla politica interna del principe: dopo i conflitti in Siria e Yemen e la accuse incrociate sull’assassinio del giornalista Jamal Kashoggi, non quotare in Borsa il colosso petrolifero dopo anni di annunci sarebbe stato un fallimento.
Aramco, il colosso del petrolio che interessa tutti noi – Aramco è il principale produttore di petrolio al mondo: uno su otto dei 100 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno sul pianeta si devono al grande colosso saudita. Non solo: la società pompa circa il 10% del petrolio del mondo e i suoi pozzi sono localizzati sotto le sabbie del deserto, soprattutto a est del regno, ma anche nel “Quartiere Vuoto” a sud del Paese. Il colosso dell’energia ha generato l’anno scorso i più importanti risultati rispetto a qualsiasi alta società, con un utile netto di 111 miliardi di dollari, più di Apple. Proprio per le sue dimensioni quindi il destino di Aramco è fondamentale per l’approvvigionamento energetico mondiale.