«Il progetto non va assolutamente bene. Lo respingeremo, lavoreremo agli obiettivi che ci siamo prefissati e li raggiungeremo». Il premier Giuseppe Conte boccia il nuovo piano industriale presentato da Arcelor Mittal. Un progetto che prevede 4.700 esuberi nel triennio 2020-2023, di cui 3mila già nel prossimo anno. I leader dei sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno definito la soluzione proposta dall’amministratore delegato di Arcelor Italia Lucia Morselli «inaccettabile», confermando lo sciopero di 24 ore previsto per martedì 10 dicembre.

I numeri – Un aumento di produzione annuo da 4,5 milioni di tonnellate di acciaio a 6 milioni di tonnellate, oltre alla sostituzione di uno dei tre altiforni attivi con un modello elettrico. Sono questi i numeri presentati nelle slide del piano industriale di Arcelor Mittal. Minore impatto ambientale ma grande impatto occupazionale: l’azienda passerebbe infatti dai 10.789 occupati attuali a 6.098 nel 2023. Diminuzione anche negli investimenti, in calo da 2,4 miliardi a 2 miliardi di euro.

Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli al termine dell’incontro tra Governo e Sindacati. (foto Ansa/Riccardo Antimiani)

Controproposta – «Sono molto deluso. Se questa è la loro posizione, non credo ci saranno le condizioni per continuare a trattare». Il ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha commentato così il nuovo piano industriale presentato da Arcelor Mittal. «Il nostro obiettivo è tutelare l’occupazione, ma anche trasformare lo stabilimento in un esempio virtuoso di tecnologia sostenibile. Come fare? Aumentando la produzione a 8 milioni di tonnellate di acciaio, grazie all’utilizzo di altiforni elettrici e altri impianti ecosostenibili». Il governo presenterà entro lunedì un piano industriale per rispondere a quello avanzato da Arcelor Mittal. «Lo Stato – continua Patuanelli – è disposto a investire per accompagnare l’azienda in questo percorso». Nei giorni scorsi infatti, il ministro ha aperto alla possibilità di un intervento pubblico da un miliardo di euro per salvare il futuro dell’acciaieria.

I sindacati sul piede di guerra – «Quello di Arcelor Mittal non è un piano industriale, è un progetto di chiusura», attacca il leader Cgil Maurizio Landini. «Non ci sono le condizioni per aprire un confronto – rilancia Annamaria Furlani della Cisl – l’accordo firmato un anno fa prevede il riassorbimento del personale e nuovi investimenti».  Le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, insieme alle associazioni di categoria Fiom, Fim e Uilm hanno definito la proposta di Arcelor Mittal come «inaccettabile». Proclamato inoltre uno sciopero di 24 ore per martedì 10 dicembre in tutti gli stabilimenti della multinazionale.

Il sindaco di Taranto: «È una catastrofe» – «Arcelor Mittal non può più continuare a tirare la corda». Duro attacco da parte di Nicola Oddati, della Segreteria Nazionale del Pd. «In ballo ci sono le vite dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, oltre al futuro industriale del Paese. Il governo e il Pd sono in prima linea affinché Mittal onori gli impegni presi». Sale invece la rabbia e lo sconforto all’interno della politica locale: il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci parla di «una catastrofe annunciata», mentre il deputato Pd Ubaldo Pagano definisce il piano industriale «una provocazione».