Il tax day italiano arriva a soli nove giorni da Natale, il 16 dicembre. Sono duecento le scadenze che i cittadini sono chiamati a rispettare – nel complesso – in questa giornata, in quella del 29 dicembre (con l’acconto Iva 2015) e quella del 31 dicembre. Il tutto per un totale di 44 miliardi di euro, che entreranno nelle casse pubbliche. Lo dice uno studio della Cgia di Mestre, l’associazione di artigiani e piccole e medie imprese che spesso fa i conti in tasca agli italiani.
Secondo l’associazione, il versamento più cospicuo sarà quello dell’Iva: circa 16 miliardi di euro. Seguono le ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti, che porteranno al fisco ben 12 miliardi di euro. L’ultima rata dell’Imu, invece, finirà perlopiù ai sindaci e peserà nel portafogli degli italiani per 10,6 miliardi di euro. Per quanto riguarda la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili forniti dal comune alla collettività, farà incassare 2.3 miliardi di euro. Dall’ultima rata della nuova tassa sui rifiuti, la Tari, invece, il gettito sarà di 1,9 miliardi.
Per Federconsumatori, ogni famiglia spenderà per Tasi, Tari, bollette e riscaldamento 894,05 euro in pochi giorni. “Una pioggia di scadenze – ha spiegato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – che potrebbe mettere in seria difficoltà molte famiglie e altrettante piccole imprese a causa della cronica mancanza di liquidità. In questi giorni le aziende, oltre al Fisco, devono corrispondere anche le tredicesime ai propri dipendenti e con la crisi questo impegno economico rischia di diventare per molti imprenditori un vero e proprio stress test”.
La Cgia ha anche denunciato un livello di pressione fiscale tra i più elevati d’Europa: in Italia si aggira intorno al 43,3 per cento. Ma Bortolussi precisa: “La pressione fiscale reale, cioè quella che grava sui contribuenti onesti e che si misura togliendo dal Pil nominale il peso dell’economia non osservata, si colloca al 49,5 per cento: oltre sei punti in più del dato ufficiale”.
Chiara Baldi