Include la Cina, esclude (per ora) l’India e tiene fuori dalla porta gli Stati Uniti. È il Regional comprehensive economic partnership (Rcep), in italiano Partenariato economico globale regionale, ed è uno dei più grandi accordi commerciali di libero scambio della storia. Lo hanno firmato 15 Paesi dell’Asia e del Pacifico. Insieme rappresentano un terzo della popolazione e dell’economia globale, circa 26 trilioni di dollari. «Una vittoria del multilateralismo e del libero scambio», afferma il premier cinese Li Keqiang in uno dei vertici che hanno portato alla sigla dell’accordo.
I firmatari – È la prima iniziativa di libero scambio che coinvolge Cina, Giappone (le prime due economie dell’Asia) e Corea del Sud, tre stati che hanno alle spalle decenni di inimicizie. Gli altri paesi sono Nuova Zelanda, Australia e i 10 membri dell’Asean, ossia dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Indonesia, Filippine, Malesia, Singapore, Thailandia, Brunei, Laos, Myanmar, Vietnam e Cambogia) per un totale di 15 firmatari. Per ora l’India, altro gigante asiatico, non ha preso parte al Rcep temendo un aumento del proprio deficit commerciale con la Cina, ma potrebbe aderire in un secondo momento.
Cosa comporta – «Un colpo al protezionismo e al bullismo economico perseguito dagli Usa e da altri», ha scritto il tabloid Global Times, voce del Partito comunista cinese. Il Rcep «aiuterà la regione dell’Asia-Pacifico a prendere la leadership globale nella ripresa post Covid-19 e a ridurre l’egemonia Usa nella regione». L’accordo poggia su 20 capitoli di regole, tra cui commercio di beni, investimenti e commercio elettronico, proprietà intellettuale e appalti pubblici. Riduce i dazi, ma non li elimina del tutto e questo vale soprattutto per il settore agricolo. Ad esempio, il Giappone taglierà il 61% delle tariffe sulle importazioni di beni alimentari da Asean, Australia e Nuova Zelanda, il 56% dalla Cina e il 49% dalla Corea del Sud, mantenendole su 5 categorie di prodotti (riso, grano, zucchero, latte e derivati, manzo e maiale) per proteggere gli operatori locali.
Come si è arrivati al Rcep – Ci sono voluti otto anni prima di siglare il Rcep nella videoconferenza di domenica 15 novembre con base ad Hanoi, in Vietnam, paese che ha la presidenza di turno dell’Asean. Proposto per la prima volta nel 2012, nel 2016 i negoziati avevano prodotto il Partenariato trans-pacifico (Tpp) che includeva 12 paesi tra cui gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Obama. Poco dopo, però, con il cambio ai vertici della Casa Bianca, Trump ha ritirato gli Usa dall’accordo in nome dell’«America first». Oggi, sette paesi del Cptpp (Comprehensive and progressive agreement for trans-pacific partnership), la versione a 11 del Tpp senza gli Usa, figurano tra i firmatari del Rcep. Potrebbe essere un passo verso un’integrazione economica paragonabile all’Unione europea, con la Cina come baricentro. Quel che è certo è che si tratta di una vittoria strategica per il dragone, non solo economica ma anche geopolitica: mentre gli Stati Uniti sono paralizzati dalla pandemia e dalle elezioni, la Cina stringe accordi potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri mondiali e lo fa anche con paesi con cui storicamente si scontra, portandoli fuori dall’orbita statunitense.