L’ultimo capitolo (per ora) della complicata vicenda legata a Banca Etruria si è consumato il 20 dicembre 2017, davanti alla Commissione parlamentare bicamerale di indagine sulle banche.
Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, durante l’audizione, ha parlato, infatti, di alcuni contatti legati all’istituto di credito toscano che ebbe con il Sottosegretario Maria Elena Boschi e di una mail, inviata da Marco Carrai, l’imprenditore fiorentino da sempre stretto collaboratore e amico personale (senza alcun incarico politico) di Matteo Renzi.
Durante la sua testimonianza, Ghizzoni ha confermato, di fatto, la versione contenuta nel libro di Ferruccio De Bortoli, secondo il quale Maria Elena Boschi, nel 2015, aveva chiesto all’allora ad di valutare l’acquisto di Banca Etruria. Durante l’audizione, però, Ghizzoni ha aggiunto che «fu un colloquio cordiale, non avvertii pressioni da parte del ministro Boschi e ci lasciammo su queste basi».

Matteo Renzi durante l’intervista rilasciata a Lucia Annunziata. Sullo sfondo, il sottosegretario Maria Elena Boschi.

Conflitto – Secondo quanto emerso finora, non ci sarebbero prove di guadagni personali da parte della famiglia Boschi grazie a un eventuale trattamento privilegiato ricevuto dal governo nella gestione delle azioni della società. Ma la questione Banca Etruria ha comunque stravolto gli equilibri della segreteria di Matteo Renzi e del Partito democratico. Perché Maria Elena Boschi nella vicenda si è trovata, secondo l’opinione di molti, in palese conflitto di interessi. Prima come ministro, come sottosegretario e, infine, come figlia di uno dei vertici dell’istituto di credito aretino. L’opposizione la accusa di essere intervenuta impropriamente e in prima persona, sollecitando altre banche perché presentassero offerte per salvare l’istituto del padre che, tramite un decreto del governo Renzi, è stato espulso dal consiglio d’amministrazione della banca su richiesta della Banca d’Italia.

I fatti – Al termine di due ispezioni avviate nel 2012 e nel 2013, Banca d’Italia multa la popolare dell’Etruria e del Lazio per 2,54 milioni di euro. La sanzione è a carico di 18 tra componenti ed ex componenti del collegio sindacale e del consiglio d’amministrazione. Tra questi c’è Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi, allora ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
Via Nazionale gli commina una multa di 144mila euro per «violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione del controllo di credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza». Nel 2013, Bankitalia impone all’istituto di credito toscano, che versa in gravi difficoltà economiche e di cui il padre di Boschi è vicepresidente dal maggio 2014, di cercare un partner di «adeguato standing» (cioè che possa consentirgli continuità economica). Da quel momento parte la nomina dei consulenti (advisor) e  la ricerca. L’unica offerta arriva dalla Banca Popolare di Vicenza. La proposta risulta però molto aggressiva, soprattutto perché anche l’istituto di credito vicentino attraversa un periodo di crisi.

Il primo «no» di Unicredit – Il primo settembre 2014, l’advisor Mediobanca scrive una prima volta a Unicredit, per chiedere se esista l’interesse per un’eventuale acquisizione di Banca Etruria. Unicredit risponde di no. Pochi giorni dopo, Ghizzoni si trova a Cernobbio, così come Maria Elena Boschi. In quella circostanza, tra i due non ci sarebbero stati contatti diretti. Ma l’11 settembre, l’amministratore delegato e Giuseppe Scognamiglio, capo delle relazioni istituzionali di Unicredit, incontrano Boschi: parlano di banche (in generale) e di nuove norme europee.

La richiesta di un colloquio – Un mese dopo, a fine ottobre 2014, i vertici di Banca Etruria chiedono di incontrare Ghizzoni. Il 5 novembre 2014 il presidente di Etruria, Lorenzo Rosi, contatta l’allora direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro. Il motivo? Cercare di capire, ancora una volta, se esista o meno la possibilità di un’eventuale acquisizione del banco aretino. Il 4 novembre ricorre l’anniversario dei 15 anni di Unicredit. Il ministro Boschi è presente alla cerimonia. Incontra Ghizzoni e, secondo quanto riportato dall’ad stesso, nell’audizione del 20 dicembre 2017, in quella circostanza non c’è spazio per parlare di Etruria, ma solo un generico accordo per sentirsi prima della fine di quell’anno. Un altro incontro viene fissato per il 12 dicembre.

L’incontro Etruria-Unicredit – Il 3 dicembre 2014 i vertici di Etruria incontrano Unicredit. L’istituto di credito toscano vuole evitare il commissariamento e ha bisogno, urgentemente, di un partner affidabile. Per Ghizzoni si tratta di un’operazione complicata. Ma dieci giorni dopo, l’ad incontra Maria Elena Boschi, che si mostra preoccupata per le eventuali conseguenze che il crollo della banca avrebbe sul territorio, che lei, di fatto, rappresenta. Il ministro, quindi, chiederebbe a Ghizzoni di valutare l’ipotesi dell’acquisizione dell’istituto. Ma l’ultima parola spetta alla banca.

La mail di Carrai – Il 13 gennaio 2015, Marco Carrai invia una mail a Ghizzoni. Nel testo si legge: «Mi è stato di chiesto su Etruria di sollecitarti per dare una risposta, nel rispetto dei ruoli». A fine mese però, il 29 gennaio 2015, Unicredit conferma al banco aretino il suo disinteresse verso l’acquisizione.

Il commissariamento – L’11 febbraio 2015, Banca d’Italia decide di commissariare Banca Etruria, anche se prova un ultimo tentativo: contattare Ghizzoni per chiedere se intenda riconsiderare un intervento per il salvataggio dell’istituto toscano. La risposta arriva ma è nuovamente negativa.

La liquidazione coatta – A novembre 2015, Banca Etruria viene posta in liquidazione coatta amministrativa insieme ad altre tre banche di stesse dimensioni, su richiesta di Bankitalia. Viene, poi, rifondata e ricapitalizzata. Il nuovo istituto bancario viene ceduto successivamente a UBI Banca.