Hanno toccato quota 199,06 miliardi di euro le sofferenze patite dalle banche italiane. Il dato riguarda il mese di novembre 2016 ed è in crescita se confrontato con quello di ottobre (198,5 miliardi). Sulla variazione degli ultimi 12 mesi, però, i crediti deteriorati accumulati dagli istituti risultano in calo dell’1,7%: nel novembre 2015 avevano raggiunto i 201 milioni di euro.
I non performing loans, i crediti difficilmente recuperabili perché erogati a soggetti diventati insolventi, rimangono il problema più urgente per le banche italiane, nonché il motivo principale della sfiducia dei mercati: proprio la scarsa credibilità tra gli investitori ha vanificato i tentativi di aumento di capitale sia nel caso di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ad aprile, sia in quello di Mps, a fine dicembre. Secondo i dati appena diffusi da Bankitalia, per coprire i crediti in sofferenza sono stati bruciati 7 miliardi, azzerando azioni e bond subordinati.
Tra i numeri diffusi dall’istituto presieduto da Ignazio Visco, tuttavia, c’è anche qualche notizia positiva: sebbene di poco, i prestiti concessi a privati sono in crescita, aumentati di mezzo punto percentuale su base annuale. Nello specifico, a crescere sono soprattutto i prestiti alle famiglie (+1,8%), mentre quelli alle società non finanziarie sono rimasti stabili. E se le banche non riescono a guadagnarsi la fiducia dei mercati, i risparmiatori sanno che le alternative sono poche: rispetto al 2015 sono cresciuti anche i depositi, che registrano un aumento del 4,4%, segno che gli italiani continuano a versare i propri soldi agli sportelli.
E se da un lato gli istituti di credito prendono atto delle acque torbide in cui continuano a navigare, dall’altro cominciano ad avviare i primi rimborsi. Lunedì 9 gennaio l’amministratore delegato di Popolare di Vicenza e presidente del comitato strategico di Veneto Banca, Fabrizio Viola, ha presentato l’offerta delle due banche ai rispettivi soci, che si sono visti azzerare il valore dei titoli posseduti: BpVi offre 9 euro ad azione, Montebelluna propone il 15% di indennizzo. In entrambi i casi gli azionisti si devono impegnare alla rinuncia di qualsiasi pretesa di rivalsa nei confronti delle banche. L’offerta di transazione, che parte oggi, 10 gennaio, e si chiuderà il 22 marzo, richiede l’adesione almeno dell’80% delle azioni interessate. L’importo non sarà tassato e sarà versato entro la fine di aprile. Se tutti i 94mila soci di Popolare di Vicenza e i 75mila di Veneto Banca dovessero dire sì alla proposta, i due istituti dovrebbero sborsare oltre 600 milioni di euro. «Vogliamo dimostrare con fatti concreti la rottura con il recente passato – ha detto Viola – Abbiamo messo in atto tutto ciò che la situazione attuale ci permette di fare per poter ricollocare la relazione con gli azionisti e i clienti su un piano di fattiva collaborazione». Le due banche venete sono sulla strada della fusione, la prima bozza del piano dovrebbe arrivare sulle scrivanie della Bce entro fine gennaio. «Tecnicamente ci sono i tempi per farla entro il 2017», ha detto l’ad.