Grande sorpresa per la terza tranche di privatizzazione di Banca Monte dei Paschi di Siena: a fronte di una cessione attesa da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze di una quota del 7%, nella serata del 13 novembre è stata comunicata la vendita del 15%. Un pacchetto dell’8% è andato di Banco BPM e Anima, mentre Delfin (gruppo Del Vecchio-Luxottica) e gruppo Caltagirone hanno acquistato una quota del 3.5% a testa. La partecipazione pubblica passa dal 26,7% all’11,7%, rispettando così l’impegno preso con l’Unione Europea di scendere al di sotto del 20% entro la fine dell’anno. L’incasso complessivo per la cessione ammonta a 1,1 miliardi di euro.

Crisi e ripresa – La storia dell’istituto di credito senese, iniziata nel 1472, è quella di una delle banche più antiche e longeve al mondo. Negli ultimi anni la società ha tuttavia dovuto affrontare una serie di difficoltà, iniziate nel 2010 quando emersero trucchi contabili adottati per l’acquisizione di Banca Antonveneta, avvenuta tre anni prima per 9 miliardi. Da quel momento ha avuto inizio il periodo buio di Mps, proseguito negli anni tra bilanci in profondo rosso, a cui lo Stato ha dovuto porre rimedio con più ricapitalizzazioni, e casi di cronaca nera come il misterioso suicidio dell’ex capo della comunicazione della banca, David Rossi, nel 2013.
Il Tesoro è divenuto per la prima volta azionista della società nel 2014, quando ne ha acquisito una quota del 4% dopo la perdita di 5,5 miliardi di euro di passivo. Nel 2017, in seguito a un’ulteriore crisi, il governo ha attuato un nuovo aumento di capitale e ha portato il proprio pacchetto al 68% del capitale: la stessa crisi ha anche causato l’uscita della banca dall’indice Ftse Mib, con il rientro avvenuto solo nel marzo del 2023.

Borsa e governo – In reazione alla cessione delle quote di Mps, Piazza Affari questa mattina ha aperto in positivo. In evidenza soprattutto la stessa Monte dei Paschi, con un +11%, e Bpm con un +4,3%. Il Ftse Mib avanza così dello 0,46%.Dal governo arrivano le dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, che si dice orgoglioso dell’azione dello Stato, capace di «salvare un patrimonio enorme che la sinistra era quasi riuscita a distruggere». Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti chiosa: «Operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un attore importante nel mercato del credito».