Un quadro nel complesso positivo dell’economia del Paese e delle sue prospettive. Ma senza nascondere i molti problemi ancora aperti, dall’occupazione precaria giovanile ai ritardi nell’impiego dei fondi del Pnrr. Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali della sua ultima assemblea da Governatore della Banca d’Italia, non ha fatto sconti. Ha sottolineato il buon andamento del Paese che, secondo le previsioni disponibili, nel 2023 vedrà il Pil in aumento dell1%. Ma si è soffermato a liungo sulle molte questioni da risolvere, tra cui la gestione dell’immigrazione, la ratifica del Mes e, soprattutto, la questione salariale e l’erosione dei redditi da lavoro. Per Visco le soluzioni ci sono e una di queste, per esempio, potrebbe essere l’introduzione del salario minimo, proposta in netto contrasto con le idee del Governo Meloni.

Lavoro e giovani – L’Italia ha saputo reagire bene a tutto quello che ha affrontato a partire dal 2022 a oggi. L’economia è stata sostenuta principalmente da tre settori: le costruzioni, i servizi e l’espansione dell’export. Non basta perché resta uno dei Paesi europei in cui il prodotto per ora lavorata «è cresciuto di appena lo 0,3% all’anno» negli ultimi venticinque anni, dichiara Visco. A risentire della mancata crescita sono i giovani che, pur trovando lavoro, vengono assunti principalmente con contratti a termine: «La quota di giovani che dopo cinque anni ancora si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%». Troppo alta per il Governatore. Che in proposito affronta il tema del salario minimo, il quale «può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale», e quello dell’istruzione: «Un’economia innovativa richiede una forza lavoro qualificata con conoscenze adeguate e continuamente aggiornate», spiega Visco. Sul salario minimo, la Presidente del Consiglio dei ministri al momento è categorica: lo ritiene una misura inutile e difficile da attuare, «un’iniziativa buona sul piano filosofico ma che nell’applicazione rischia di essere un boomerang», ha detto Giorgia Meloni venerdì scorso al Festival dell’economia di Trento.

Pnrr e immigrazione – Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza si può, anzi si deve, migliorare. «Non c’è tempo da perdere». Il Pnrr deve essere visto, continua Visco, come «un raro, e nel suo complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese». Aggiunge: «È cruciale dare attuazione all’ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenute». Secondo il numero uno di Banca Italia, l’esecutivo deve sbrigarsi. Visco propone anche di iniziare a gestire meglio il fenomeno migratorio, sostenendo che l’immigrazione dovrebbe essere vista come una soluzione sia al problema dell’invecchiamento della popolazione italiana, sia per far aumentare il numero di lavoratori disponibili, con un conseguente aumento della produttività.

Il Mes – Altra questione in controtendenza con il Governo Meloni è quella del Meccanismo europeo di stabilità. Secondo Visco è importante sfruttarlo come «rete di sicurezza finanziaria», cosa che invece la Presidente del Consiglio non condivide, ferma nella sua convinzione di un’Italia che non avrà mai accesso al Mes (restando l’unico Paese europeo a non aver ratificato la riforma). Per il governatore è fondamentale «portare a compimento l’unione bancaria, attraverso una revisione dell’attuale disciplina di gestione della crisi nonché l’istituzione di uno schema unico di garanzia dei depositi. I recenti fenomeni di instabilità osservati fuori dall’Unione europea mostrano chiaramente l’importanza di raggiungere questi obiettivi».