Luci e ombre emergono dal secondo rapporto della Banca centrale europea per il 2023. La Bce ha alzato dello 0,5% le previsioni di crescita del Pil dei Paesi dell’area Euro, arrivando quindi a prospettare un aumento del 1% rispetto al 2022. Secondo il rapporto, continua a preoccupare l’inflazione che rimarrà alta nel medio periodo, per poi stabilizzarsi nel 2023 sul 3%. Il bollettino comunque è stato letto positivamente da tutte le borse europee che hanno aperto le contrattazioni con il segno più, con Piazza Affari che guadagna lo 0,9%.

Le incognite della Bce –  «L’inflazione dovrebbe rimanere troppo alta per un periodo di tempo troppo prolungato». È questo il principale problema emerso dal report degli esperti della Bce, che si aspettano una media che nel 2023 si attesti sul 5,3 per cento di media. Inflazione che poi scenderà al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025: cifre comunque ancora elevate. A riguardo Frank Elderson, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Pais: «Una cosa è chiara: l’inflazione è troppo alta e dobbiamo abbassarla fino a tornare sotto il 2%». L’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche del 2022 ha avuto un effetto cascata che non si è del tutto esaurito. La Bce ha evidenziato che a febbraio l’inflazione ha continuato ad aumentare nonostante i ribassi dei prezzi dei beni energetici e alimentari. A destare preoccupazioni è anche la tenuta del sistema bancario dopo la crisi Credit Suisse. Benché le banche europee siano in salute, Francoforte si è detta pronta a intervenire: «La Bce dispone di tutti gli strumenti necessari a fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza». L’immissione di nuova moneta nel mercato, però, potrebbe portare a un ulteriore aumento dell’inflazione.

Crescita economica – Sul lato del Pil, continua il momento di espansione del post-Covid. Nonostante il persistere della guerra in Ucraina la Bce ha aumentato di 0,5 punti le stime di crescita per l’eurozona nel 2023. La diminuzione del tasso di disoccupazione, il miglioramento del clima di fiducia e la ripresa dei redditi reali hanno spinto gli esperti della Banca centrale europea a rivedere le previsioni. Un eventuale crescita cinese superiore alle aspettative porterebbe all’aumento delle esportazioni, con un ulteriore aumento del Pil dell’eurozona. Anche nel 2024 e nel 2025 il prodotto interno lordo crescerà, ma meno di quanto si pensava a dicembre: su questi due anni peserà infatti la politica monetaria restrittiva attuata dalla Bce per combattere l’inflazione.